Il covid e le discriminazioni degli stranieri in Norvegia
- 16 giu 2021
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Il covid e le discriminazioni degli stranieri in Norvegia: l’intervento di 7 ambasciate presso le autorità norvegesi
OSLO - Norme “dal carattere vessatorio”, regole non chiare, interpretazioni soggettive e forti limitazioni alla circolazione dei lavoratori stranieri in Norvegia. Tanti i punti contestati alle autorità dagli Ambasciatori di Polonia, Italia, Francia, Lituania, Bulgaria, Spagna e Germania – cioè i paesi con il maggior numero di residenti in Norvegia, eccettuati i paesi nordici – che ieri hanno incontrato lo staff del Ministro degli esteri e del Ministro della giustizia. La delegazione, di cui faceva parte l’ambasciatore italiano Alberto Colella, nell’incontro di ieri ha voluto attirare l’attenzione delle autorità norvegesi sul “carattere vessatorio e spesso confuso di alcune delle disposizioni adottate – nell’ambito della prevenzione della diffusione del Covid-19 in Norvegia - nei confronti dei lavoratori stranieri, e lamentare l’applicazione non sempre coerente delle disposizioni adottate”. Come riportato dall’ambasciata italiana, i principi chiave del messaggio trasmesso agli interlocutori sono la necessità di assicurare la libera circolazione dei lavoratori europei in Norvegia e delle persone all'interno dell'area Schengen e il diritto di stabilirsi in Norvegia con un contratto di lavoro. Tante altre le questioni sollevate dai diplomatici, fattisi portavoce dei loro cittadini: difficoltà di rientrare in Norvegia - o problemi all'ingresso nel paese – per i cittadini stranieri che lavorano in Norvegia, ovvero che hanno un contratto di lavoro con un datore di lavoro norvegese, e per i lavoratori stagionali; interpretazione soggettiva delle regole di ingresso (ai cittadini stranieri è richiesta la presentazione di documenti spesso diversi da parte dei funzionari della polizia di frontiera); ingresso di coniugi, figli e partner di persone che lavorano in Norvegia ma non hanno lo status di residenti (non residenti); contestazione della pratica di “sequestrare” documenti di identità/passaporti ai cittadini stranieri alla frontiera, in particolare quando vengono trasportati nei covid hotel; difficoltà per coloro che – provenienti da un paese a basso rischio – debbano transitare attraverso aree a rischio (numero di casi superiore ai 150/100k). Le restrizioni all’ingresso in Norvegia per chi proviene dalle aree a rischio si applicano anche se si rimane solo per poche ore nel settore transiti degli aeroporti in coincidenza; maggiore chiarezza nell’aggiornamento della carta geografica delle aree a rischio pubblicata dall’FHI. Nella riunione di ieri, le autorità norvegesi hanno da un lato confermato alcune incongruenze della normativa in vigore e della sua applicazione, giustificandole, dall’altro, con il variare frequente delle disposizioni. È stato annunciato che dal prossimo 24 giugno i certificati vaccinali emessi nei paesi dell'UE saranno riconosciuti in Norvegia, per effetto dell’accesso norvegese al database europeo. Dal 1° luglio la Norvegia dovrebbe pure aderire all’iniziativa del green pass europeo. Nei prossimi giorni, conclude l’Ambasciata, proseguiranno le azioni per sensibilizzare le autorità norvegesi su questi temi. (aise)


































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