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DOCUMENTO FINALE della Conferenza Stato – Regioni – Pa – Cgie





ROMA - Dal 15 al 17 dicembre scorsi si è tenuta a Roma la quarta assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato Regioni Province Autonome e Consiglio generale degli italiani all’estero.

Al termine della tre – giorni di lavoro, durante la quale i vari interlocutori si sono interrogati sul futuro rapporto che l’Italia dovrà tenere – o (ri)costruire – con le comunità italiane all’estero, è stato approvato il documento finale che pubblichiamo di seguito nella sua versione integrale.

La IV Assembla Plenaria della Conferenza permanente Stato – Regioni – Province Autonome – CGIE è stata convocata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e si è tenuta a Roma presso l’Angelicum dal 15 al 17 dicembre 2021.

La conferenza è un organismo permanente, istituito dalla legge n. 198 del 18.6.1998, e costituisce la sede ufficiale di concertazione tra “l’organismo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero presso tutti gli organismi che pongono in essere politiche che interessano le comunità all’estero”, in questo caso lo Stato, le Regioni, le province autonome e l’ANCI. “La Conferenza ha il compito di indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le Comunità italiane all’estero. Le linee programmatiche indicate dalla Conferenza costituiscono l’indirizzo politico amministrativo dell’attività del Consiglio Generale degli italiani all’Estero”.

La convocazione della IV Plenaria è giunta a distanza di 12 anni dalla III plenaria del 2009, al termine di una lunga preparazione e molti rinvii dovuti a ripetuti cambiamenti di Governo e alla pandemia da COVID-19 che ha costretto i rappresentanti istituzionali a partecipare in forma ibrida, in presenza e da remoto, secondo il diverso livello di contagi nei diversi Paesi.

In questo lungo lasso di tempo le comunità italiane all’estero sono mutate profondamente non solo sotto l’aspetto numerico, ma anche nella loro configurazione, nel modo di porsi e per le diverse categorie di appartenenza. Mentre l’Italia ha mostrato un calo sotto l’aspetto demografico, la presenza italiana all’estero ha continuato a registrare un incessante aumento che l’ha portata a diventare la 21esima regione italiana, con 6.5 milioni di cittadini, quindi seconda come popolazione soltanto alla Lombardia. Il fenomeno migratorio degli ultimi 12 anni interessa l’intero paese e richiede nuove politiche di coordinamento tra le istituzioni per rispondere alle esigenze dei cittadini che risiedono all’estero, garantirne i diritti, creare le condizioni per una circolarità non solo degli spostamenti tra l’Italia e l’estero e della mobilità tra Paesi esteri, ma anche dei rientri, favorendo il reinserimento dei cittadini espatriati nel tessuto sociale all’altezza delle competenze acquisite, nel pieno rispetto dei diritti civili e politici sanciti dalla Costituzione.

FASE PREPARATORIA

I responsabili nominati e indicati dai quattro titolari della Conferenza stessa: Stato, Regioni, Province Autonome e CGIE, affiancati da esponenti dell’UPI, ANCI, CINSEDO, Presidenti e Consigli regionali, si sono divisi in tre gruppi di lavoro, su tre grandi temi: nuova emigrazione; internazionalizzazione; diritti civili e politici, le cui conclusioni sono riassunte nei tre documenti allegati. Parallelamente, il CGIE ha approvato una sua Dichiarazione dei diritti degli italiani all’estero – Carta di Roma 14 dicembre 2021 a nome dell’emigrazione italiana.

UNA NUOVA POLITICA PER LA PRESENZA ITALIANA ALL’ESTERO

Nei 12 anni trascorsi dall’ultima plenaria della Conferenza permanente la piramide della rappresentanza degli italiani all’estero ha subito notevoli cambiamenti normativi, con l’introduzione dell’opzione inversa per le elezioni dei Com.It.Es. a partire dal 2015, il taglio dei parlamentari eletti all’estero ridotti da 18 a 12 – vale a dire soltanto 8 deputati e 4 senatori per una popolazione residente all’estero raddoppiata dalla data delle prime elezioni nella circoscrizione Estero nel 2006 – la mancata riforma delle leggi istitutive di Com.It.Es. e CGIE, mentre persiste l’esigenza di adeguare la tabella delle assegnazioni dei Consiglieri CGIE nei diversi Paesi alle nuove destinazioni evidenziate dal massiccio aumento dell’emigrazione tradizionale, delle nuove generazioni e di nuova matrice.

A ciò si aggiungono la non omologazione delle leggi regionali in materia sia di emigrazione sia di regime dei rientri, e la pericolosa semplificazione della narrativa che descrive le comunità all’estero privilegiando esclusivamente il quadro positivo della mobilità dei talenti invece di valorizzare in ugual modo le due anime complementari dell’emigrazione tradizionale e della ricerca di nuove opportunità da parte prima di tutto dei giovani. Acquisito il concetto che l’articolata presenza italiana fuori dai confini costituisce una risorsa per l’Italia, la Conferenza permanente deve definire interventi armonici e coordinati per la formazione e l’accompagnamento all’emigrazione di chi decide di espatriare, anche attraverso la sussidiarietà di patronati e associazioni in Italia e all’estero - e dei Comuni - attuando la necessaria progettualità insieme alle Regioni e alle Province Autonome.

La protezione dei loro diritti nei Paesi in cui hanno scelto di insediarsi è irrinunciabile e consente di realizzare al contempo nuove prospettive dell’associazionismo e delle presenze italiane all’estero come componente fondamentale e riconosciuta del rilancio del sistema Paese e dell’internazionalizzazione dell’Italia. È necessario riconoscere la centralità della comunità italiana fuori dall’Italia come portatrice sia di profonda conoscenza delle realtà estere sia del messaggio di cultura e bellezza del modello di vita dell’Italia nel contesto di generale collaborazione fra Governo, Parlamento, Regioni e autonomie locali per consolidare la proiezione fruttuosa del Paese nel mondo.

È compito della Conferenza permanente trovare e realizzare il delicato equilibrio fra l’integrazione a pieno titolo e diritto nel Paese di accoglienza e la tutela dell’identità di origine, sia essa di provenienza da grandi città dello Stivale o da uno degli 8.000 Comuni italiani senza differenza di posizione geografica o politica, né di dimensioni demografiche.

Bisogna dunque approfondire la conoscenza della nuova emigrazione in tutti i suoi aspetti, adottare nuove forme di comunicazione per raggiungere una comune visione strategica, coinvolgere le nuove forme di aggregazione e di associazionismo spontaneo, che riflettono i cambiamenti della natura profonda della mobilità, affiancata alla solidità e la massa critica di sostegno all’Italia da parte dell’emigrazione tradizionale. Di questo processo di attualizzazione interna della visione degli italiani all’estero devono far parte scelte precise sulle strategie a largo respiro della promozione di lingua e cultura italiane e la semplificazione dei meccanismi di diffusione dell’insegnamento; sull’inserimento più organico delle rappresentanze nei tavoli di lavoro e concertazione fra gli attori istituzionali; sulle competenze e l’assunzione di responsabilità nel controllo dei risultati dell’applicazione delle indicazioni e il raggiungimento degli obiettivi condivisi, fissati da questa quarta plenaria della Conferenza permanente; sulla concreta necessità di fare sistema fra tutti gli interlocutori.

In tutti questi sensi, gli italiani all’estero devono essere costruttori di strategie e protagonisti delle politiche da adottare, fin dal loro concepimento e programmazione, e non più soltanto destinatari delle stesse. In particolare, le aree interne e il Mezzogiorno, che per troppo tempo hanno subito un vero e proprio spopolamento a causa dei movimenti migratori, non devono più essere considerati “periferia dell’Italia”, ma occasioni di sviluppo e nuova occupazione, creando giuste condizioni di dialogo e intervento.

In questo e in tutti gli altri ambiti di internazionalizzazione del Paese, l’Italia deve fare squadra con la sua popolazione all’estero, trovando il giusto equilibrio con l’organizzazione politica e culturale interna, per realizzare un vero salto verso il futuro.

Per quanto riguarda l’editoria dall’Italia verso l’estero e quella prodotta all’estero per gli italiani, essa andrà potenziata per promuovere l’immagine integrata del nostro Paese, seppur nell’ottica di un progressivo passaggio alla comunicazione digitalizzata.

L’editoria specializzata è infatti lo strumento d’elezione per favorire la comunicazione e la conoscenza di tutti i soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche per gli italiani all’estero, inclusi CGIE e Com.It.Es., e delle azioni da loro intraprese. Con particolare riguardo al sistema radiotelevisivo pubblico, bisognerà garantire una maggiore e migliore fruizione all’estero delle trasmissioni televisive in chiaro della RAI, assicurando anche una maggiore programmazione delle redazioni regionali.

Al contempo, bisogna puntare ad inserire i programmi prodotti da e per Rai Italia nel palinsesto dei canali RAI nazionali.

L'obiettivo della formazione superiore italiana non può più essere solamente quello di riportare la diaspora dei ricercatori e scienziati italiani in patria. Può accadere che alcuni vogliano rientrare, ma bisogna soprattutto mettere a sistema le loro competenze là dove sono, per favorire la massima mobilità di studenti e ricercatori universitari e riportare invece in Italia i benefici delle loro attività. L'università è universale per definizione così come lo è il sapere, e così devono essere le politiche che di tali settori strategici si occupano. Senza contare il fatto che l'idea di "italianità" deve essere oggi considerata in maniera estensiva, ricomprendendo almeno in ambito universitario, tutti coloro che abbiano avuto nel loro percorso periodi formativi in Italia e attraverso la piattaforma "universitaly" serve da un lato ad agevolare l'ingresso di studenti internazionali in Italia, e dall'altro a seguirli nel tempo, rendendo estensiva l'idea di italianità.

In questo momento storico c'è bisogno di competenze umanistiche ed artistiche, indispensabili per la corretta interpretazione del progresso scientifico. In questo contesto il primato della cultura italiana e i nostri modelli educativi ci mettono in primo piano nel dibattito globale e a questo si lega la promozione dell’insegnamento e la diffusione della lingua e cultura italiane, nei diversi sistemi scolastici del mondo attraverso la strategia integrata posta in essere dal MAECI.

Nel documento finale della prima assemblea plenaria della conferenza permanente si leggeva: “L’identità italiana non si forma solo in ambito nazionale, ma è il risultato della costante interazione con le articolazioni delle comunità italiane all’estero. Tanto più lo stato nazionale deve essere in grado di porsi in un atteggiamento di ascolto e di assorbire, concertare e amalgamare esperienze, valori vissuti anche nelle condizioni sociali e culturali in cui la diaspora si è storicamente realizzata”, predisponendo a tale scopo gli strumenti legislativi e attuativi adeguati. Fra questi rientra il necessario rafforzamento della rete diplomatica e consolare che va posta nelle condizioni di svolgere al meglio il suo ruolo, anche rafforzando il rapporto con i cittadini.

Altrettanto fondamentale è la presenza capillare delle Regioni, delle Province Autonome e degli Enti locali e la rivalutazione delle Consulte e della loro importanza per le attività all'estero delle Regioni e Province Autonome, da coordinare e integrare con l'azione dello Stato, in un unico Sistema-Paese.

I Piani Paese sono lo strumento più idoneo per coinvolgere e coordinare a livello territoriale tutte le forze in campo, capaci di operare nei contesti di intervento.

LINEE PROGRAMMATICHE PER LA REALIZZAZIONE DELLE POLITICHE DEL GOVERNO, DEL PARLAMENTO E DELLE REGIONI PER LE COMUNITÀ ITALIANE ALL’ESTERO.

La Conferenza indica i seguenti obiettivi generali come prioritari:

1. CONTINUITÀ DELLA CONFERENZA PERMANENTE.

Tra una convocazione e l’altra dell’assemblea plenaria, la Segretaria della Conferenza Permanente, già istituita dal CGIE, garantirà la continuità di azione e di monitoraggio dei seguiti operativi della IV plenaria, in contatto, coordinamento e alla presenza di tutti gli attori della Conferenza stessa, per realizzare gli obiettivi elencati, attraverso l’adozione e l’implementazione degli strumenti più adatti.

2. PARTECIPAZIONE DEL CGIE ALLA CONFERENZA STATO – REGIONI

Viste sia le competenze della Conferenza Stato Regioni in materia di proiezione internazionale delle Regioni italiane sia la profonda conoscenza delle realtà economiche, commerciali, culturali e scientifiche delle nostre comunità all’estero, è necessario strutturare la partecipazione formale di una rappresentanza del CGIE alle sue riunioni.

3. REVISIONE E INTEGRAZIONE DELLE FORME DI RAPPRESENTANZA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

Alla luce dei profondi cambiamenti intervenuti nel tessuto dell’emigrazione italiana è urgente e non rinviabile una radicale riforma dei livelli di rappresentanza già esistenti e l’inserimento della presenza degli italiani all’estero in altri consessi istituzionali anche per rispondere alle nuove esigenze di internazionalizzazione degli attori che compongono la Conferenza permanente.

4. POTENZIAMENTO DEL SISTEMA PAESE IN ITALIA E ALL’ESTERO

Tutti i soggetti della Conferenza permanente sono stake-holders del successo del Sistema Italia sia nella pianificazione che nell’applicazione delle strategie vincenti. Ognuno dei componenti della Conferenza permanente deve quindi essere coinvolto nei tavoli di lavoro, concertazione e programmazione dei piani di intervento e della loro esecuzione a livello italiano e internazionale”. (aise)









 

Dal DICEMBRE 2021

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