top of page

Cala il sipario sulla IV Plenaria della Conferenza Stato-Regioni-PA-CGIE: ma è solo l’inizio


Dopo due giorni intensi di lavoro, il sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Benedetto Della Vedova, ha aperto questa mattina l’ultima giornata della IV Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE. Accanto al segretario generale Michele Schiavone, l’onnipresente direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, Luigi Vignali, che ha seguito i lavori sin dall’inizio in rappresentanza del governo.

In quest’ultima giornata è stato presentato anche il Documento Finale approvato da tutte le forze coinvolte nella Conferenza permanente, che ha raccolto le riflessioni portate dai vari protagonisti di questa tre-giorni per trasformarle in quelle linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero, che indicheranno anche l’indirizzo politico-amministrativo dell’attività del CGIE.

Il documento è stato elaborato individuando “una formulazione finale condivisa”, ha osservato il sottosegretario Della Vedova, per il quale si tratta di “un ottimo punto di approdo” che però avrà “forza” se in futuro ci sarà “più continuità”. L’augurio è che la prossima Assemblea Permanente non si debba tenere nel 2033, fra altri 12 anni, ma che al contrario una “periodicità” di questo appuntamento consenta di segnare una “vera e propria road map”. Della Vedova ha ringraziato Cgie e Farnesina “per averci lavorato tanto” e ha ribadito che “solo un intervento corale dello Stato e delle autonomie territoriali con la collaborazione costante del Cgie potrà portare a realizzare obiettivi ambiziosi”. Proprio dall’incontro con l’intero sistema delle autonomie territoriali, ha proseguito il sottosegretario, è stato possibile giungere a definire le linee programmatiche contenute nel documento, che va ad inserirsi in un “contesto profondamente mutato” rispetto all’ultima edizione della plenaria. È cambiato il mondo ed è cambiata l’emigrazione, come è stato da più parti sollevato in questi tre giorni di dibattito. È cambiato anche il “quadro normativo” con cui l’Italia si relaziona agli italiani all’estero. oggi, con la “grande occasione” di ripresa offerta dal PNRR, ci sarà bisogno di “uno sforzo progettuale rilevante in cui saranno coinvolte tutte le energie migliori del Paese”; tra queste gli italiani all’estero, con le loro “professionalità” su cui l’Italia dovrebbe puntare trovando il modo - con servizi e opportunità, nello specifico - di attrarre nuovamente i connazionali e con il loro sguardo sui territori esteri, sulle realtà che sono in grado di “interpretare” meglio di chi vive in Italia perché vi sono immersi. Nelle politiche rivolte agli italiani all’estero, la Farnesina e la Direzione Generale per gli Italiani all’estero e le Politiche Migratorie sono “l’interlocutore centrale” del Cgie, ma, ha precisato il sottosegretario Della Vedova, vi sono anche agli altri Ministeri cui spetta una “parte del piatto delle politiche sistemiche”, come la tutela dei diritti, la promozione delle imprese e quella della lingua e della cultura. Gli italiani all’estero sono una “galassia” e, insieme a Comites, Cgie e mondo dell’associazionismo, sono gli “ambasciatori del nostro Paese”, un “polo d’attrazione per chi guarda l’Italia con interesse e ammirazione”; ma sono anche “sempre più testimonial delle singole realtà locali”, di quelle “tipicità” e “differenze regionali” che rendono “inconfondibile” lo stile di vita italiano. Da qui la funzione primaria delle comunità italiane all’estero nel promuovere il territorio. La Farnesina ne è convinta, per questo si è fatta promotrice e “attuatrice” della strategia di promozione integrata volta a valorizzare il turismo di ritorno o delle radici. Il Ministero degli Affari Esteri, ha concluso Della Vedova, “intende sostenere un maggior coinvolgimento degli italiani all’estero” nelle iniziative di promozione integrata “sia a livello locale sia centrale” e vuole migliorare i “servizi loro dedicati”, avvalendosi in primo luogo di un “tassello fondamentale” qual è il Cgie e poi anche “attraverso l’ascolto costante” e la “digitalizzazione”.

A presentare il testo base del documento conclusivo dell’Assemblea Plenaria della IV Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE è intervenuta Silvana Mangione, vice segretario generale CGIE. L’assemblea ne ha poi dibattuto, apportandovi alcune modifiche.

Tra gli obiettivi prioritari individuati nel documento si citano in particolare: la necessità di garantire una continuità della Conferenza permanente, con il fattivo monitoraggio del Cgie; la partecipazione del Cgie stesso alla Conferenza Stato-Regioni; la revisione e integrazione delle forme di rappresentanza degli italiani all’estero e la loro presenza in altri consessi istituzionali; e infine il potenziamento del sistema Paese in Italia e all’estero, con il coinvolgimento di tutte le componenti della Conferenza permanente nei tavoli di lavoro e nella programmazione dei piani di intervento e della loro esecuzione a livello italiano e internazionale.

Una “sintesi molto efficace” dei lavori della conferenza e dei documenti preparatori per il direttore generale Vignali, che ha aperto la discussione.

Il consigliere Cgie Rodolfo Ricci è stato il primo a prendere la parola, chiedendo di integrare il testo finale con i documenti “molto dettagliati”, anche in “termini operativi”, elaborati dai tre gruppi di lavoro, per “non limitarsi alla enunciazione di principi ed auspici condivisibili”, bensì prendendo atto delle loro proposte.

Il collega consigliere Manfredi Nulli ha lamentato che nel documento non sia stata menzionata la Commissione VI del Cgie e non sia stato stabilito “il ruolo che dovrà avere nei prossimi anni”. La Commissione è nata per essere “dedicata alla Conferenza permanente e dunque”, ha osservato Nulli, “deve avere un compito preciso altrimenti non ha senso di esistere”. A rassicurarlo è intervenuto il segretario generale Schiavone: “il documento finale dà gambe alla volontà di intervenire”; quanto al Cgie, in passato ha già provveduto all’insediamento della Segreteria della Conferenza Permanente e “da questi presupposti si potrà costruire il resto”.

Giangi Cretti, presidente della Commissione I del Cgie, ha sollevato una questione che ha attirato l’attenzione dei redattori del documento: la totale assenza di riferimento al ruolo dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria. Se n’è dibattuto anche in questi giorni in sede di plenaria, ha fatto notare Cretti, e una formulazione era contenuta anche nel documento presentato dalla Farnesina, ha aggiunto il dg Vignali. Alla fine nel documento finale è stato inserito un paragrafo sull’editoria specializzata, che “andrà potenziata per promuovere la proiezione del nostro Paese”, insieme alla necessità di “garantire maggiore fruizione all’estero delle trasmissioni televisive trasmesse in chiaro dalla Rai” e più informazione di ritorno da RaiItalia ai canali nazionali.

Pietro Lunetto, intervenuto in rappresentanza del Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo (FAIM), ha sottolineato “la qualità e quantità dei saperi all’interno delle nostre comunità, che possono contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese”, ma occorre stabilire con loro un “dialogo” per il quale strategico è il ruolo dell’associazionismo, quello storico tanto quanto quello della nuova migrazione, “che bisogna imparare a coinvolgere”, e quello regionale.

Anche la lingua contribuisce a legare gli italiani all’estero alla madrepatria. Per questo il consigliere Cgie Nello Gargiulo ha chiesto di inserire nel documento finale un riferimento “più preciso” all’insegnamento della lingua segnalando come “priorità” quella dei “nuovi italiani che nascono all’estero”.

Tony Mazzaro ha chiesto di affidare anche ai Comuni e non solo ai patronati il compito di aprire degli “sportelli di orientamento per coloro che vogliono espatriare”, mentre Paolo Brullo ha ribadito l’importanza di “ricostituire”, laddove non vi siano, e finanziare le Consulte regionali dell’emigrazione, una urgenza, questa, evidenziata anche da Luigi Scaglione, che ha chiesto di allegare al documento finale il testo predisposto dalle Consulte stesse.

Ha concluso la sua ultraventennale presenza nel Cgie tra un “sommesso imbarazzo” e una non celata delusione Norberto Lombardi, per nulla soddisfatto nei contenuti dal documento finale. “Tutte le tematiche affrontate in questi anni dal Cgie non sono state assolutamente tenute in conto”, ha detto. “Credo manchi il dato politico-istituzionale e mancano gli interlocutori per poterlo acquisire: in questi 12 anni”, ha spiegato Lombardi, “le Regioni sono scomparse dal campo dell’emigrazione, non per cattiva volontà” ma perché, dal 2009 crisi economiche e pandemiche hanno imposto restrizioni finanziarie tali da costringere le Regioni a cancellare “alcune voci”. Su un altro fronte, i fondi per l’internazionalizzazione si stanno perdendo nelle “solite strettoie” per mancanza di capacità, ignorando “la rete delle CCIE e le loro potenzialità”, dimenticandosi dei “Piani Paese”, che alla fine, grazie alla sollecitazione di Lombardi, sono stati inseriti nel documento finale. “Non mi sono sentito mai così inutile come consigliere”, ha affermato ancora, “avrei voluto dare un contributo di merito”. E non è tutto qui: “la solitudine istituzionale di questi giorni mi ha fatto male al cuore. Lo Stato è mancato”, ha poi aggiunto Lombardi, che ha concluso invitando la rappresentanza degli italiani all’estero a “mettersi in sicurezza” per conservare quella “autonomia” conquistata con tanta fatica negli anni e ora a “rischio”.

Di diverso avviso Nello Collevecchio, per il quale “tutto è migliorabile e perfettibile, ma finalmente abbiamo degli obiettivi” e tra questi importante è “il coinvolgimento del Cgie nei tavoli di lavoro”, dove potrà partecipare alla definizione della “diagnosi” e alla “pianificazione” degli interventi. Allo stesso Cgie Collevecchio ha chiesto infine di controllare “l’avanzamento” di tale pianificazione, che negli anni passati non si è mai avuto.

D’accordo con i colleghi Nulli e Collevecchio anche Antonio Putrino, per il quale è “importante iniziare a concentrarsi su pochi obiettivi, ma controllare anche lo stato dell’avanzamento dei lavori”. Inoltre il consigliere ha chiesto al Ministero degli Esteri di mettere a disposizione della Segreteria del Cgie una “seppur minima risorsa in più” per “coordinare i rapporti tra Cgie e Regioni” e far sì che questo dialogo sia efficace.

Fabio Ghia è andato oltre e si è posto “il quesito se la collocazione del Cgie alle dirette dipendenze del Maeci sia ben congegnata o se sia preferibile collocare il Cgie presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”.

Sostanzialmente positivo il bilancio di Gianluca Lodetti, per il quale in seno ai gruppi di lavoro “è stato fatto un grande lavoro di sintesi delle sensibilità emerse”, che dovranno “trovare poi una risposta concreta”. Quanto al documento finale, esso “raggruppa i principi fondamentali e alcune richieste generali su cui le componenti si sono trovate d’accordo” e “costituirà la base per il lavoro futuro”, con l’aiuto dei tre documenti tematici.

Più allarmista Luigi Papais, che, condividendo il giudizio di Norberto Lombardi, ha rimarcato l’importanza dell’associazionismo regionale e ha ammonito: “se la rete si disperde, non si costituisce più”.

È intervenuto anche Stanislao de Marsanich, presidente dei Parchi Letterari, che ha invitato a non dimenticare l’importanza della “cultura delle comunità” all’estero, legate tanto ai luoghi di origine quanto a quelli di approdo. Per questa ragione - e non è l’unico esempio - il nuovo Parco letterario in Molise intitolato a Francesco Jovine vedrà il coinvolgimento della comunità italiana di Montreal.

Ha portato un saluto all’assemblea anche il direttore del MEI - Museo dell’Emigrazione Italiana Paolo Masini. Il MEI aprirà nel 2022 presso la Commenda del Prè a Genova grazie al sostegno di MiC e Maeci e grazie alla collaborazione di tante associazioni e musei regionali, per raccontare la storia dell’emigrazione a 360° e con l’ausilio della multimedialità.

In collegamento da Hannover, la consigliera Cgie Isabella Parisi, visibilmente emozionata, ha sottolineato l’importanza di “ricostruire i ruoli e la giusta stima che spettano alle rappresentanze” degli italiani all’estero, anche “per lasciare a chi verrà domani una eredità concreta”.

Aldo Lamorte ha ringraziato il governo per la “determinazione e volontà” messi in questo lavoro; e ha ringraziato anche il segretario generale Schiavone, “sempre accanto a consiglieri e al Cgie anche in questi tempi difficili”.

Il vice segretario Mariano Gazzola ha letto all’assemblea la Dichiarazione dei diritti e doveri degli italiani all’estero, ovvero Carta di Roma, che sarà allegata al documento finale della conferenza. Vi si afferma, fra l’altro, che “la questione degli italiani all’estero è di interesse dell’intero governo” con il quale occorre una “reale concertazione” per garantire uguaglianza dei diritti e doveri agli italiani all’estero, “attori protagonisti della proiezione dell’Italia nel mondo”.

Ha chiuso il dibattito Vincenzo Mancuso, vicepresidente della VI Commissione. “Dopo 12 anni siamo arrivati a trasformare le sabbie mobili in un terreno solido su cui viaggiare con delle mete definite”, ha detto, ringraziando tutti, “nessuno escluso”. Poi un monito alle rappresentanze politiche, che “non possono tirarsi indietro. Noi non molleremo”.

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che avrebbe dovuto trarre le conclusioni della plenaria è dovuto andar via per un malore e ha affidato la lettura del suo messaggio al segretario generale Michele Cecchi. Esprimendo “vicinanza a tutte le nostre comunità che vivono all’estero” e “apprezzamento” non solo alla Farnesina e all’azione della sua rete diplomatico-consolare, ma anche a Cgie, Comites, associazioni e consulte per il loro “imprescindibile contributo alla costruzione delle politiche per gli italiani nel mondo e alla proiezione dell’Italia nel mondo”, Orlando ha auspicato che la Conferenza diventi davvero un “luogo di incontro permanente” e ha assicurato che le proposte avanzante dopo questa tre-giorni “saranno oggetto di attenzione da parte del governo”. Per il ministro “serve un forte salto di qualità da parte delle istituzioni nei confronti di quel capitale umano prezioso che sono gli italiani nel mondo”, perché dare “centralità” al tema dell’emigrazione e delle nuove mobilità è una “condizione imprescindibile dell’Italia”. Non solo un “fatto di giustizia”: le comunità italiane all’estero sono “pilastri della politica italiana”. Certo, occorre “riflettere insieme su forme adeguate di rappresentanza”, come pure “tenere in considerazione alcune dinamiche” ormai “strutturali”: in un “mercato del lavoro sempre più globale e fluido” in cui si punta però alla “sostenibilità dei modelli sociali”, serve una “gestione intelligente della mobilità”. Ciò vuol dire - e per Orlando non è una contraddizione - favorire, da un lato, il rientro attraverso l’offerta di servizi e lavoro qualificato e, dall’altro, garantire misure di sostegno a chi decide di partire. Il PNRR rappresenta una “opportunità da cogliere” puntando su: digitalizzazione e modernizzazione; potenziamento delle competenze e delle reti di ricerca; mobilità circolare; turismo di ritorno e delle radici; riqualificazione energetica, messa in sicurezza e valorizzazione delle aree spopolate. In altre parole bisogna “intervenire sul futuro della nostra comunità per migliorarla” ed “è da questo patrimonio fatto di persone che dobbiamo ripartire”, ha concluso.

La firma del documento finale, con tanto di stretta di mano e foto ricordo, ha segnato l’atto di conclusione della IV Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE.

A chiudere infine non poteva che essere Michele Schiavone. Questa IV Assemblea “serviva a riprendere coraggio, forza, a darci obiettivi nuovi” con l’intento di dare un seguito alla voglia degli “italiani che vivono nel mondo” di “dare un contributo in tutti gli ambiti della società”; ma anche di alimentare quella “interazione tra chi è fuori e chi vive in questo Paese e guarda al mondo con speranza, pensando che al di là delle Alpi e al di là del mare ci sono connazionali che lavorano per questo Paese, per il suo sviluppo e per creare condizioni nuove in un mondo globalizzato”. L’auspicio è che, a partire dagli obiettivi fissati nel documento finale, “ci siano orizzonti nuovi in cui proiettare le nostre comunità”. Si è commosso Schiavone mentre ringraziava quanti hanno sostenuto il Cgie in questi sei anni di lavoro: la Farnesina, il presidente Draghi, ma soprattutto Sergio Mattarella, un capo dello Stato che “ha rafforzato la credibilità del nostro Paese nel mondo” e con il quale i nostri connazionali all’estero si sono sentiti vicini al loro Paese. Grazie anche al Comitato di Presidenza del Cgie per il “ritmo altissimo di lavoro. Se abbiamo fatto bene saranno gli altri a dirlo. L’impegno che ci abbiamo messo è stato serio”, ma non è detto che sia finito. Chissà, ha lanciato lì Schiavone, se ci sarà il tempo per un’altra plenaria del Cgie prima della fine del mandato. (aise)

  • Facebook Classic
  • Twitter Classic
  • c-youtube
logo-italiani-all-estero-2.png
bottom of page