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Conferenza Stato-Regioni-CGIE: tavola rotonda diritti, cittadinanza e rappresentanza degli italiani


- Sessione pomeridiana della seconda giornata della IV Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE, in corso da ieri a Roma, incentrata su diritti e cittadinanza, nonché sulla rappresentanza, degli italiani all’estero. Moderata da Oliviero Bergamini, vicedirettore di RaiNews24, la tavola rotonda pomeridiana è stata introdotta dal Consigliere del Cgie Mariano Gazzola, che ha spiegato come quello affrontato questo pomeriggio sia un tema centrale per il consiglio generale degli italiani all’estero. “Il diritto alla cittadinanza degli italiani nel mondo - ha spiegato - ha quasi 110 anni, e continuiamo a parlarne oggi perché il mondo è cambiato e il tema continua ad essere un tema di grande attualità”. Serve un costante aggiornamento, secondo Gazzola, un aggiornamento “che garantisca ai nostri connazionali il diritto di essere cittadini italiani, ovunque siano nati”. Anche il concetto di diritto, per il Consigliere Cgie, “è cambiato”, così come quello della rappresentanza degli italiani all’estero, che significa, a suo parere, “confronto universale, con il governo e l’amministrazione, ma anche con la società civile. Un confronto che giova agli italiani all’estero, a chi sta per emigrare, agli italo-discendenti, alle famiglie degli emigrati. L’Italia ha bisogno del mondo, e il nostro paese è chiamato ad essere una nazione globale. Diritti, cittadinanza, rappresentanza sono concetti e strumenti che servono a far diventare reale un sogno - ha concluso Gazzola -. Sogno di chi è partito anni fa e di chi parte oggi. Sogno che abbiamo anche noi discendenti. Sogno di costruire un futuro migliore per noi e per le nostre famiglie, ma anche sogno di costruire un mondo migliore”. È poi entrato nel vivo il dibattito con gli ospiti, prima fra tutti la Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, che ha spiegato: “I giovani non sono solo il futuro, ma sono anche il presente. I giovani spesso sono messi da parte, fuori dalle aule decisionali”. E questo a suo parere non è corretto. Perché per i cervelli in fuga (ma non solo) “non è solo una questione lavorativa”. Secondo la rappresentante del Governo quello delle partenze non è un tema legato all’occupazione in sé per sé, quanto piuttosto alla “realizzazione dei giovani”. “Dobbiamo discutere insieme ai giovani, a chi parte - ha evidenziato la politica -, dobbiamo investire sulle norme abitative, dobbiamo provare ad orientarli con un programma che li porti a sentirsi realizzati nel proprio paese. Sono favorevole alle esperienze all’estero dei ragazzi, è giusto considerare che girino in un mondo globalizzato. Il punto - ha concluso - è come riuscire a riaccoglierli. Aiutateci, perché senza i ragazzi non riusciremo ad avere la visione giusta per la ripartenza di questo paese”. Ha poi parlato un altro membro del Governo, Ivan Scalfarotto, Sottosegretario al Ministero dell’Interno, che è partito ricordando come anche lui sia stato in passato un italiano all’estero. E proprio per questo si è sentito liberi di poter dire che “quello che facciamo per le comunità all’estero va migliorato”. Scalfarotto non ha neanche nascosto, però, le “grosse complessità sulla gestione materiale della rappresentanza, così come ce ne sono riguardo le questioni organizzative”. Rispetto ai diritti, invece, il sottosegretario ha bocciato l’inversione d’opzione, protagonista per il voto dei Comites: “è sbagliato”, ha affermato strappando l’applauso della platea. “È evidente - ha aggiunto - che la nostra affluenza stia scendendo”, ma è altresì evidente, secondo lui, che “meno il vincolo con la madrepatria è sostanziale, meno è probabile che il diritto di cittadinanza e rappresentanza vengano espressi”. Altro problema sostanziale sollevato da Scalfarotto è stato rispetto alla rappresentanza e al taglio degli eletti all’estero: “la riduzione dei parlamentari, che per alcuni versi è positiva, presenta alcune preoccupazioni. La sotto rappresentatività costituirà un problema e potrebbe allontanare elettori. E il meccanismo del voto per corrispondenza, che da un lato agevola la partecipazione, se non è curato con grande attenzione rischia di essere in pericolo”. Per affrontare al meglio queste problematiche, secondo l’esponente dell’esecutivo “bisogna discuterne. Su aspetti logistici e sui legami con la madrepatria, che sono aspetti fondamentali”. Ha poi presa parola Roberta Enni, direttrice di Rai World (di cui fa parte Rai Italia, il canale dedicato agli italiani all’estero): “il concetto di cittadinanza - ha evidenziato - è un concetto liquido. E noi, così come la politica, dobbiamo garantire in modo liquido e forte la cittadinanza. Il cittadino all’estero non è meno cittadino di chi è in Italia. Uno degli agenti del soft power italiano è legato alla gente, a chi noi siamo, alla nostra empatia, alla nostra resilienza innata. La Rai può fare molto. È chiaro che dipende dalle risorse, abbiamo 5 palinsesti e abbiamo un programma dedicato agli italiani all’estero. Ma per raggiungere i nuovi emigrati, i nuovi target, è chiaro che dovremmo potenziare canali diversi, come Rai Play. L’inclusione degli italiani all’estero si basa anche molto sul mantenerlo informato. Quindi il nostro servizio lo sentiamo come un tema fondamentale”. A seguire è intervenuto anche Dario Parrini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato: “dobbiamo porre attenzione alla questione dei diritti degli italiani all’estero e delle regole con cui possono partecipare alle elezioni, perché sono tante persone. Il nostro Paese è tra i pochi che prevede la rappresentanza dei concittadini all’estero. È evidente, però, che non si può affrontare la questione della rappresentanza su base esclusivamente numerica, perché stride con il fatto che l’elettorato potenziale in Italia è calato dal 2006 ad oggi, mentre quello degli italiani all’estero è aumentato, ma il taglio ha penalizzato i connazionali all’estero. È una questione molto complessa. Nel cambiare bisogna fare attenzione, ci sono grandi sproporzioni già oggi. Sono nettamente contrario all’inversione dell’opzione, bisogna creare condizioni perché il maggior numero di persone esprima la propria opinione. Ma c’è anche una questione sulla sicurezza del voto, che non è una questione da prendere sotto gamba. La sicurezza del voto non è ben garantita e bisogna introdurre correttivi a riguardo”. Invitata a parlare anche Alessandra Zedda, vicepresidente del Consiglio Regionale della Sardegna, che da sarda, ha voluto concentrarsi sulla questione dell’insularità: “è una questione importante per noi e per i nostri emigrati. È importante creare il valore dell’emigrazione coi nostri circoli in Italia e nel mondo, ai quali siamo molto legati. Loro esportano eccellenze e patrimonio sardi, sono un filo conduttore importante non solo per la Sardegna ma per tutto il Paese. Noi abbiamo una rappresentanza specifica per gli emigrati, ai quali facciamo capire il valore di poter rientrare nella nostra terra. Lottiamo contro la voglia di fuga e la loro paura di impossibilità di realizzazione”. Poi, Zedda ha illustrati anche i metodi per mantenere vivo e valorizzare questo forte legame: “bisogna avere una continua informazione reciproca e produrre diversi progetti che dalla Sardegna vanno nel mondo e viceversa”. “Con la Consulta degli emigrati - ha concluso - speriamo che quest’anno sia l’anno del Valore dell’Emigrazione. Per far sì che ciò avvenga servono unità e un rapporto continuo e quotidiano”. Dello stesso tenore l’intervento di Pietro Quaresimale per la Regione Abruzzo, che dal canto suo ha sottolineato il valore del ruolo del CRAM. Con la Consulta dei corregionali all’estero “è iniziato un percorso affinché ci sia una forma di democrazia partecipata dei nostri emigrati”. Per farlo, a suo parere, è necessario “creare una task force perché i tanti cervelli possano aumentare il nostro sviluppo”. È stata poi coinvolta anche Alessandra Rossi, curatrice del programma “Storie in Movimento”: “con questo programma è la prima volta che la Rai nazionale (e non quella dedicata) parla apertamente degli italiani all’estero. Ha parlato dunque all’opinione pubblica italiana della questione degli emigrati nostrani. E ha voluto dare una fotografia molto reale del fenomeno, non parlando solo dei “cervelli in fuga” o delle storie di successo. Ma soprattutto ha rimarcato le storie delle famiglie emigrate, che hanno un rapporto di amore e odio con l’Italia. Dalla trasmissione si evince la poca volontà di ritorno, perché in Italia non si trova il cosiddetto “ascensore sociale”, non si trovano le stesse opportunità di crescita”. E infine ha concluso: “il problema degli italiani all’estero tocca tutti, e l’Italia ci deve porre un’attenzione particolare”. Particolarmente interessante l’intervento di Marco Galdi, Costituzionalista: “la costituzione fa riferimento alla “effettività” del voto degli italiani all’estero. Per cui tutte le problematiche vanno lette nell’ottica del principio di effettività. Il voto per corrispondenza è l’unico modo per garantire questa effettività, ma anche in caso di voto da remoto tramite internet, dovrà restare il voto per corrispondenza per tante ragioni”. “La strada verso l’E-Voting - ha precisato - va presa con molta serietà. Con l’avanzare della tecnologia sarà sempre più sicuro, ma serve un impegno più forte”. Riguardo il taglio dei parlamentari e la rappresentanza, invece, il costituzionalista ha spiegato come il referendum costituzionale abbia “danneggiato la rappresentanza degli italiani all’estero. Ma al momento non è pensabile di ritornare indietro, dunque bisogna ragionare in modo diverso sulla rappresentanza e pensare ai diritti, per cui non si è andato molto avanti”. E proprio parlando di diritti, Galdi ha detto: “identità vuol dire garantire servizi per le scuole italiane all’estero, risorse, borse di studio. Questo governo dovrebbe dare una svolta, creando un interlocutore che si occupi solo di questa parte dell’Italianità”. “O si garantiscono i diritti - ha concluso - o non ci sarà un reale futuro per gli italiani all’estero”. Per concludere il tavolo di discussione è intervenuto Rodolfo Ricci, Vice Segretario del CGIE: quello di oggi è un “momento decisivo”, secondo lui, “perché la crescita degli italiani all’estero è stata molto consistente, ed è destinata a continuare. Questo indica una dimensione strutturale del fenomeno. Il tasso di laureati tra gli emigrati è più alto che quello nel Paese, e ciò indica che l’Italia dovrà fare i conti con questo fenomeno ancora per molto tempo, e questo lo rende un problema nazionale, rispetto al quale le istituzioni dovrebbero riflettere su cosa conviene e cosa non conviene fare, in un modo razionale”. E infine ha concluso anche lui parlando della rappresentanza: “bisogna ottenerla in modo razionale anche con una prospettiva specifica. Perché non è possibile che la collettività all’estero, se fra 5 anni arriva a 8 milioni, debba rimanere con la stessa rappresentanza”. (aise)



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