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Quaranta anni fa partivano per il Sinai le nostre ‘Navi del deserto’


Quaranta anni fa partivano per il Sinai le nostre ‘Navi del deserto’

“Il 25 marzo 1982 i tre dragamine ‘Mogano’, ‘Bambù’ e ‘Palma’ della Marina Militare, costituenti il nucleo iniziale del 10° Gruppo Navale Costiero, lasciavano l’Italia per navigare verso il porto di Sharm el Sheikh, a sud-est della penisola del Sinai, e lì iniziare una importante missione operativa, ininterrotta a tutt’oggi a distanza di quaranta anni.

Un impegno multinazionale di contributo alla stabilizzazione di un’area di rilevanza strategica per gli equilibri geopolitici mondiali a cui l’Italia, attraverso la Marina Militare, ha aderito fin dall’inizio nell’ambito dell’organizzazione indipendente e autonoma Multinational Force and Observers (MFO), nata per mantenere la pace tra Repubblica Araba d’Egitto e Israele dopo la ratifica del relativo trattato avvenuta il 26 marzo 1979 a Camp David con la mediazione statunitense.

Dal 25 aprile 1982, data in cui la forza multinazionale venne dislocata in Sinai, le unità della Marina – che oramai tutti chiamano ‘Navi del deserto’ – hanno contribuito in maniera abilitante alla mission MFO, centrata nell’osservare, verificare e riportare possibili violazioni al trattato di pace e nel facilitare il dialogo militare tra le due nazioni al fine di garantire e promuovere massima trasparenza e mantenere un clima di concordia duratura nel Sinai.” – così il Sottosegretario di Stato alla Difesa Stefania Pucciarelli nel dare risalto ai quarant’anni dalla partenza delle navi da pattugliamento della Marina Militare che da allora assicurano la stabile presenza italiana nella missione MFO.

“Il contributo messo in campo dall’Italia in Sinai con le tre unità navali a Sharm el Sheikh – ha proseguito il Sottosegretario Pucciarelli – ha garantito alla MFO, ab origine e con continuità, la capacità cosiddetta Coastal Patrol Unit (CPU) per il pattugliamento dello Stretto di Tiran e suoi accessi, passaggio obbligato per il traffico marittimo nel Golfo di Aqaba, su cui si affacciano Arabia Saudita, Egitto, Giordania e Israele.

Una capacità da sempre molto apprezzata dalla leadership della MFO, frutto di uno sforzo gravoso messo in campo dal nostro Paese e dalla Marina che in questo primo quarantennio ha già visto avvicendarsi due diverse tipologie di Navi: gli originari Dragamine tipo ‘Legni’ – già oggetto di lavori preparatori a La Spezia per la caratteristica ritinteggiatura bianca e il potenziamento degli apparati di condizionamento rispetto al caldo del Sinai –, a cui dal dicembre 1998 sono progressivamente subentrati i Pattugliatori costieri Classe ‘Esploratore’, costruiti appositamente per questo impiego.

Durante la mia visita del dicembre 2021 in Sinai, alla base MFO di South Camp sede del Comando della Forza, e nel colloquio avuto il 2 febbraio scorso a Roma con l’Ambasciatore Beecroft, Direttore Generale MFO – ha sottolineato Pucciarelli – mi è stato evidenziato come la longevità di questa missione dimostri al meglio la sua efficacia, riconosciuta in primis da Egitto e Israele quali diretti interessati, e come gli abilitanti imprescindibili per tale successo siano proprio le attività della CPU, garantita dalle nostre navi, e quelle degli Osservatori a terra.

Nel rassicurare gli interlocutori sull’impegno del Dicastero nel continuare a esprimere in via esclusiva la capacità marittima della missione – anche attivando il processo di acquisizione per nuova classe di navi in sostituzione dell’esistente –, ho espresso piena consapevolezza sull’importanza di contribuire insieme alla stabilità di un’area cruciale rispetto alle dinamiche geopolitiche regionali e globali.” – ha concluso Pucciarelli. (Inform * IESTV.TV )




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