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Intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi

alla presentazione del “Manifesto su Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile”


Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e intervenuto ieri, con il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, alla presentazione del “Manifesto su Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile” di Confindustria Energia e dei sindacati, con il patrocinio del MiTE.

Voglio ringraziare i sindacati e Confindustria Energia per aver promosso quest’iniziativa, e il Ministro Cingolani per averla sostenuta con convinzione. Prima di dire alcune parole sul lavoro che presenterete, credo che questa occasione sia molto importante per il modo in cui è stata strutturata, sia auspicabilmente un esempio da seguire in tanti altri campi, in tanti altri settori, quello di una collaborazione tra tutte le parti che sono toccate da un evento. Questo evento, la transizione ecologica, ha un’importanza esistenziale per tutti noi come individui e per noi come Italia, ed è bellissimo che di fronte a sfide fondamentali per il nostro futuro tutti trovino veramente il modo di andare d’accordo. La lotta al cambiamento climatico è – insieme al contrasto alla pandemia – la sfida più importante dei nostri tempi. Lo è per chi governa, lo è per chi lavora e lo è per chi fa impresa. La transizione ecologica richiederà trasformazioni radicali – nelle tecnologie, nei processi produttivi, nelle abitudini di consumo. Per avere successo dovrà essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche – come diceva poco fa il Ministro Cingolani – dal punto di vista sociale ed economico. Lo Stato avrà un ruolo centrale nella gestione di questi cambiamenti. Questo è un altro segno della mutazione dei tempi, quanto più le sfide sono esistenziali tanto più lo Stato viene chiamato in causa. Il settore pubblico dovrà farsi carico di aiutare in particolare i cittadini più deboli ma anche di guidare nei suoi aspetti fondamentali questa transizione. Deve anche assicurarsi che i tempi della transizione siano rapidi, ma compatibili con la capacità di conversione delle aziende. Un buon sistema di relazioni industriali è fondamentale per promuovere una crescita davvero equa e sostenibile. C’è bisogno di cooperazione costante tra industria, istituzioni, sindacati. Questo confronto deve allargarsi al mondo della scuola, dell’università e della formazione. Per aiutare i lavoratori di oggi e i lavoratori di domani. Il Manifesto di oggi è un ottimo esempio di come gestire questa collaborazione. Avete dialogato in modo schietto, pragmatico, inclusivo. Avete valorizzato il lavoro di atenei ed enti di ricerca, che sono motori di sviluppo e innovazione. E avete così tracciato un percorso condiviso, che può essere un modello anche per altri settori. Definire un sentiero chiaro di decarbonizzazione, con tempi certi e realistici, è essenziale per gestire bene l’incertezza e avere una transizione ordinata. Il Governo italiano è impegnato a farlo con la semplificazione delle procedure amministrative, la definizione di obbiettivi misurabili, lo stanziamento di risorse adeguate. Ne è un esempio il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che assegna quasi il 40% dei fondi a riforme e investimenti per favorire la transizione ecologica. Questo Piano vincola, altresì, gli stanziamenti al raggiungimento di precisi risultati con scadenze definite per i prossimi cinque anni. Nel frattempo, per limitare i rincari nel breve periodo e in particolare per aiutare le famiglie più vulnerabili, più povere, abbiamo stanziato 1,2 miliardi di euro a giugno e oltre 3 miliardi a settembre. Siamo pronti a intervenire di nuovo e di nuovo con particolare attenzione alle fasce più deboli. Abbiamo chiesto alla Commissione europea di studiare soluzioni di medio periodo, ad esempio sul tema dello stoccaggio, per limitare le fluttuazioni di prezzo e i rischi per imprese e cittadini. La transizione ecologica non presenta solo pericoli, ma anche opportunità, e l’Italia deve attrezzarsi per coglierle. Dobbiamo puntare a entrare nei segmenti più innovativi del mercato – come la produzione di batterie. Crearne di nuovi, in risposta ai bisogni che emergeranno da imprese e consumatori. Sviluppare e adottare tecnologie all’avanguardia, ancora non pienamente sfruttate. E questa credo che sarà la strada più importante che ci si presenterà davanti negli anni. Tutto quello che noi diciamo oggi è fondamentalmente soggetto a un’enorme incertezza ed è l’incertezza di quanto saremo bravi a cambiare le tecnologie. Bisogna essere ottimisti al riguardo. L’esempio più recente è quello dei vaccini, sono stati creati in un tempo che sarebbe stato impensabile fino a tre anni fa. Lo Stato deve fare in modo che i rischi della transizione si trasformino in occasioni di crescita. Nel settore dell’energia, molte delle tecnologie più promettenti hanno costi fissi elevati, e richiedono investimenti sostanziosi in ricerca e sviluppo o in infrastrutture. Il settore pubblico deve contribuire a queste spese, che non possono essere coperte solo dalle aziende. Ma dobbiamo anche investire in formazione, per garantire maggiore mobilità ai lavoratori. E sostenere i giovani che entrano sul mercato del lavoro, perché sviluppino le competenze giuste. Il PNRR interviene su tutti questi settori. Ampliamo la nostra capacità di produzione di energia rinnovabile – dall’agro-voltaico al biometano. Stanziamo più di tre miliardi e mezzo per la filiera dell’idrogeno, su cui investiamo anche a livello europeo. Miglioriamo i legami tra università e impresa, sosteniamo le start-up innovative, promuoviamo i partenariati tra enti di ricerca e aziende. Potenziamo il sistema degli Istituti Tecnici Superiori e rafforziamo le competenze nelle materie tecnico-scientifiche di ragazze e ragazzi. L’Europa vuole guidare la transizione verde, ma non può affrontarla da sola. L’UE è responsabile di appena l’8% delle emissioni globali – la metà degli Stati Uniti e circa un quarto di quelle della Cina. La velocità con cui i Paesi raggiungeranno la neutralità climatica non sarà la stessa per tutti. Deve tenere conto del contesto industriale e dello stadio di sviluppo. È però importante che il punto di partenza sia lo stesso e cioè oggi. Negli scorsi mesi, abbiamo concordato passi avanti significativi. Al G20 di Roma, abbiamo vietato i finanziamenti pubblici internazionali per la generazione di elettricità da carbone non abbattuto già dal 2022. E alla COP26 di Glasgow abbiamo raggiunto un accordo per fermare la deforestazione entro la fine del decennio. Ora è importante che tutti i Paesi prestino fede a questi impegni. Per essere efficace, la lotta al cambiamento climatico ha bisogno chiaramente del contributo di tutti. La riconversione dei settori industriali tradizionali rappresenta un’occasione per l’Italia e per il suo tessuto imprenditoriale. Nella nostra storia, abbiamo saputo cogliere le opportunità delle rivoluzioni industriali, e sono sicuro che lo sapremo fare ancora. Come dicevo, oggi quando si parla di questi argomenti credo che il modo più proficuo di affrontarli sia quello di essere aperti a tutto, immaginare che quel che oggi è impossibile diventi possibile domani. Effettivamente se voi scorrete il panorama delle innovazioni mondiali, che avvengono, che iniziano, che continuano, che vanno a compimento in ogni momento nel mondo è straordinario, quindi non ci sono confini alle nostre capacità di affrontare questa sfida che è esistenziale. Dobbiamo continuare a lavorare insieme però, proprio come voi state facendo oggi.


(Inform)



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