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COMUNITA’ ITALIANA: IL RAPPORTO CON L’AMERICA LATINA, TRA STEREOTIPI E RIMPIANTI

Roma – “Un rapporto speciale, quello che lega l’Italia all’America Latina, che affonda le proprie radici lontano nei secoli e che è fatto di luci e ombre, come forse è inevitabile in tutte le relazioni importanti per la vita delle persone come per quella di popoli e nazioni. Una storia che inizia molti secoli prima della nascita dello Stato italiano, basti pensare alle spedizioni di navigatori come Amerigo Vespucci o alla napoletana Teresa di Borbone, imperatrice del Brasile. Anche lo storico flusso migratorio italiano verso il Sudamerica, che ha fatto di questa regione del mondo quella più ‘italiana’ del pianeta in ragione della presenza di un numero di nostri discendenti pari agli italiani che vivono dentro ai confini nazionali, ha origine negli anni pre-unitari facendo sì che – come ebbe a ricordare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando la nostra collettività in Argentina – gli italiani si riconoscessero tali all’estero prima ancora della fondazione del nostro Stato nazionale”. Inizia così l’articolo che Fabio Porta firma questo mese per “Comunità Italiana”, il mensile diretto a Rio de Janeiro da Pietro Petraglia. Nonostante ciò, troppe volte retorica e strabismo hanno finito per depotenziare un “rapporto che avrebbe dovuto e potuto essere valorizzato molto di più e in tutti i settori, da quello politico-istituzionale a quello economico e commerciale – scrive Porta -. Troppo spesso proprio la straordinaria presenza della nostra comunità in quasi tutti i Paesi del continente si è rivelata non un vantaggio ma un alibi alla costruzione di una relazione privilegiata e strategica”. Un punto di equilibrio negli ultimi cinquanta anni è stato invece rappresentato, sul versante istituzionale, “dal ruolo dell’Istituto italo-latinoamericano (l’IILA); mentre, su quello sociale, è opportuno ricordare il ruolo costante di raccordo con il mondo del lavoro sudamericano e le collettività italiane svolto dalle organizzazioni sindacali, così come quello dei progetti di cooperazione nati all’interno delle missioni cattoliche che hanno portato nel corso di questi anni migliaia di volontari, religiosi e laici, nel continente – prosegue Porta -. È questa la ‘nostra’ America Latina: l’unica regione al mondo con un nome e un cognome di origine italiana, che probabilmente meriterebbe un salto di qualità nel suo rapporto con l’Italia. Una sfida per chi, come noi, vive a cavallo tra questi due mondi”.

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