- Un “ostacolo assurdo” che limita il diritto di voto degli italiani all’estero. Così Giuseppe Ticchio, consigliere uscente e di nuovo candidato al Comites di Zurigo nella lista “il Ponte”, sull’esercizio dell’opzione inversa previsto dalla legge per le imminenti elezioni dei Comites. L’iscrizione nel registro degli elettori – il cui termine scade il 3 novembre – è “controproducente” sia per i connazionali che per il Governo italiano, sostiene Ticchio. Un “governo degno di questo nome non alza muri ma costruisce ponti con i propri connazionali all'estero”, aggiunge il connazionale che, citato il quarto comma dell’articolo 48 della Costituzione ("Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge"), sostiene che, a causa dell’opzione, alle elezioni dei Comites “non si raggiungerà una soddisfacente partecipazione” e che di questo sarà “il Governo ad assumere tutte le responsabilità”.
L’opzione inversa “significa considerarci cittadini di serie "B" o non considerarci per niente”. Uno “sgarbo istituzionale”, aggiunge Ticchio, “contro cui sarebbero dovuti intervenire a gamba tesa i parlamentari eletti all'estero, ma di loro abbiamo perso traccia e tantomeno abbiamo sentito un loro gemito d’appartenenza”.
Di fronte a questa “mattanza elettorale”, Ticchio, in caso di rielezione, intende “combattere questa ingiustizia dei due pesi e delle due misure”. Contro l’opzione, aggiunge, dovrebbero mobilitarsi tutte le liste.
Due le proposte del candidato: la prima sarebbe “delegare le Ambasciate e Consolati a far sottoscrivere al connazionale che si presenta nelle loro strutture per altri servizi, in contemporanea, un modulo per farlo iscrivere all'albo elettorale. Questo passaggio può avvenire comodamente, senza costi aggiuntivi, e ognuno sceglie liberamente se iscriversi oppure no”. Si tratta, ricorda, di “una proposta elaborata dal Comites di Zurigo già nel settembre 2017, che non ebbe seguito”; in questo modo verrebbero eliminati “stress e costi aggiuntivi per il mondo dell'associazionismo e per i privati”.
La seconda proposta prevede la possibilità di “indire le votazioni dei Comites lo stesso giorno delle votazioni politiche oppure dei referendum, chiamandola "Giornata elettorale" e risolvendo il problema alla radice”.
Così “i soldi risparmiati per le votazioni dei Comites potrebbero essere messi a disposizione dei corsi di lingua e cultura italiana, ma anche per le agevolazioni Imu e Tari sulla prima casa per tutti gli iscritti all'Aire al pari dei residenti in Italia”.
Il governo “deve assumersi, senza se e senza ma, le responsabilità della riuscita o meno di questo rinnovo dei Comites”, perché, a causa dell’opzione, “nonostante il nostro incondizionato e inumano impegno logistico e finanziario non si riuscirà a raggiungere il 4% degli aventi diritto di voto”. Quindi, secondo Ticchio, il Governo “dovrebbe ritenere queste votazioni non valide per scarsa partecipazione e indire nuove votazioni per il rinnovo dei Comites in concomitanza con la tornata referendaria che dovrebbe tenersi nella primavera 2022 oppure, in alternative, alle prossime votazioni politiche”. Questo, per il candidato, “è l'unico modo per far sì che la partecipazione dei connazionali per il rinnovo dei Comites possa essere soddisfacente e in linea con le aspettative governative e del mondo dell'emigrazione. Non c’é altra scelta, - conclude Ticchio – se non quella di accorpare le votazioni dei Comites ad altre votazioni”. (aise)
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