Rientrato in Italia da Santo Domingo e immediatamente arrestato Luciano Scibilia, inserito nella lista Europol dei 19 più pericolosi “sex offender” ricercati in campo internazionale.
Scibilia è stato condannato dalla corte d’appello di Roma a 5 anni e 2 mesi di reclusione per essersi finto pranoterapeuta e di aver violentato in questo modo delle ragazze amiche della figlia della sua partner.
L’uomo è segnalato anche sul sito Eumostwanted.eu, Most Wanted Fugitives, e da Enfast (European Network of Fugitive Active Search Teams – Rete Europea delle Unità di Ricerche Attive Latitanti). Il 74enne è stato fermato venerdì scorso nella Repubblica Dominicana, al termine di una complessa attività d’indagine svolta dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip) insieme agli uomini della Questura di Roma (commissariato Tuscolano), su delega dalla Procura di Roma e con il coordinamento operativo dell'Esperto per la sicurezza a Santo Domingo.
Il latitante si trovava a Samanà, località a 200 km a nord dalla capitale, famosa per il passaggio delle balene davanti alle sue coste, dove Scibilia da tanti anni conviveva con una donna locale e i suoi quattro figli, tre bambine e un bimbo.
All'atto del fermo da parte dell’Interpol dominicana, assistita dall’Esperto per la sicurezza italiano, si sono vissuti momenti di tensione poiché il vicinato, alla vista della polizia, si è riversato in strada.
Il responsabile Interpol ha rivelato la motivazione dell’arresto, permettendo il fermo in sicurezza del latitante che in quel momento stava raggiungendo un bar insieme ad un bambino di 8 anni.
A far scattare le indagini la segnalazione di una delle vittime che aveva scoperto che Scibilia, nonostante la condanna, alimentava il proprio profilo Facebook.
Gli investigatori hanno così scoperto attraverso l’Inps e accertamenti bancari e postali come l’uomo percepisse una pensione e come, a Roma ci fosse una persona che effettuava prelievi e bonifici utilizzando conti correnti intestati all’uomo.
Su delega della Procura Generale presso la Corte di Appello, i poliziotti hanno poi iniziato un’attività tecnica, consistente in intercettazioni telefoniche. L’attività protrattasi per diversi mesi ha permesso agli agenti del commissariato Tuscolano di individuare la città di Samanà dove l’uomo aveva trovato rifugio e di identificare la donna che con la movimentazione finanziaria nella capitale, ne favoriva la latitanza.
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