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Riforma cittadinanza: Scalfarotto risponde a Siragusa


Il tema della trasmissione della cittadinanza iure sanguinis “è diventato sempre più rilevante”. È quanto si legge nella risposta che il sottosegretario all’Interno, Ivan Scalfarotto, ha reso all’interrogazione di Elisa Siragusa, deputata eletta in Europa, che chiedeva al Governo se non avesse “intenzione di promuovere una riforma della cittadinanza per i residenti all'estero, prevedendo una limitazione alla trasmissione della stessa iure sanguinis”.

Sulla “possibile riforma della materia”, scrive Scalfarotto, “è in corso una interlocuzione costante tra la Farnesina e il Ministero dell'interno per valutare le conseguenze sistemiche dell'attuale dettato normativo in materia di riconoscimento della cittadinanza per discendenza anche alla luce del recente fenomeno migratorio che interessa il nostro Paese”.

Il sottosegretario, dopo aver ricordato che l’articolo 1 della legge 91/92 stabilisce “il principio della acquisizione iure sanguinis della cittadinanza italiana da parte di chi è figlio di padre o madre che siano cittadini italiani”, precisa che “non vengono posti limiti territoriali o spaziali alla possibilità di trasmettere e rivendicare la cittadinanza italiana essendo sufficiente dimostrare di essere discendente diretto di un cittadino italiano. Tale principio implica che anche i naturalizzati, ossia coloro che divengono cittadini non in forza dello ius sanguinis, possono trasmettere la cittadinanza”.

“Effettivamente – riconosce Scalfarotto – nel corso degli ultimi decenni si è registrato un sensibile incremento delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis da parte di cittadini stranieri di ceppo italiano, soprattutto sudamericani, che rivendicano la titolarità del nostro status civitatis italiano per discendenza. Tale incremento di richieste ha interessato diversi comuni e le nostre sedi consolari all'estero. Come comunicato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, da una recente ricognizione delle istanze pendenti presso le ambasciate e i consolati italiani in America Latina, emerge una gravosa mole di diverse decine di migliaia di domande pendenti di riconoscimento dello status civitatis, dovuto sia alla predetta legislazione che non prevede limiti temporali alla richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana, sia alle limitate risorse umane degli uffici consolari”.

“Le relative procedure – spiega – si concludono con la certificazione di cittadinanza, rilasciata dagli Ufficiali di Stato civile in Italia e all'estero, senza adozione di alcun provvedimento da parte del Ministero dell'interno, al quale è attribuita soltanto l'attività di indirizzo sull'esatta applicazione delle norme nazionali concernenti l'acquisto e la perdita della cittadinanza”.

Il sottosegretario, quindi, evidenzia che “la trasmissione automatica della cittadinanza italiana per linea di discendenza e l'assenza di limiti generazionali alla ricostruzione della linea di trasmissione hanno favorito non solo la formazione di un cospicuo arretrato, ma anche un rilevante contenzioso in sede giurisdizionale. Un ulteriore fenomeno legato alla disciplina vigente in materia di acquisto della cittadinanza è il cosiddetto “turismo di cittadinanza”, vale a dire la pratica di molti soggetti di nazionalità estera che stabiliscono la propria residenza in Italia al solo fine di ottenere il riconoscimento del nostro status civitatis”.

“Proprio con riferimento a tale aspetto – annota – sono emerse anomalie, in relazione alle quali risultano essere state avviate numerose inchieste giudiziarie che riguardano diversi comuni italiani di piccole e medie dimensioni, presso i quali si sono concentrati grandi numeri di aspiranti al riconoscimento dello status civitatis italiano. Il tema è infatti diventato sempre più rilevante, sia in considerazione dell'estrema vetustà delle linee di discendenza, talora insorte oltre un secolo fa, e della connessa innegabile rarefazione del vincolo di appartenenza al nostro Paese, sia tenuto conto del fatto che dal possesso della cittadinanza italiana scaturisce automaticamente la titolarità della cittadinanza europea, come previsto dall'articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con conseguente diritto alla libertà di circolazione e di stabilimento in tutti i Paesi dell'Unione europea”.

Allo stato, conclude, “in riferimento alta possibile riforma della materia, è in corso una interlocuzione costante tra la Farnesina e il Ministero dell'interno per valutare le conseguenze sistemiche dell'attuale dettato normativo in materia di riconoscimento della cittadinanza per discendenza anche alla luce del recente fenomeno migratorio che interessa il nostro Paese”. (aise)



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