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Plenaria Cgie: le relazioni dei vice segretari d’area


ROMA - Servizi consolari, il voto dei Comites, la rappresentanza, la promozione della lingua all’estero. Questi in estrema sintesi i temi citati dai vice segretari d’area del Consiglio generale degli italiani all’estero, intervenuti questa mattina nella sessione inaugurale della assemblea plenaria in corso a Roma, alla presenza del segretario generale Michele Schiavone e del Direttore generale per gli italiani all’estero Luigi Vignali.

Il recente voto per i Comites e la situazione della rete consolare i temi al centro della riunione della continentale America Latina, riportati all’assemblea da Mariano Gazzola che con i colleghi ha pure rilevato diverse criticità locali, come la sospensione del riscatto delle nuove pensioni in Venezuela o sedi consolari senza guida.

“Avremmo voluto aggiornamenti sul concorso del personale”, ha detto Gazzola, polemizzando con la relazione del Governo e con l’assenza del sottosegretario Della Vedova.

Le elezioni dei Comites, ha aggiunto, “sono state uno spartiacque che ci ha dimostrato quello che forse sapevamo ma che non teorizzavamo: abbiamo un Sistema Italia che in realtà non è sistemico, non funziona come un sistema. Discutere sulle percentuali – ha annotato Gazzola – significa soffermarsi sul problema contingente senza vedere il tutto; perché un connazionale, non un addetto ai lavori, che non riesce a rinnovare il passaporto dovrebbe iscriversi per partecipare ad una elezione?”. E ancora: va bene sentire della conversione dei green pass rilasciati all’estero ma “noi che siamo qui sappiamo che non funziona e che, nel migliore dei casi, bisogna aspettare 15 giorni”. E che dire ai connazionali che non ricevono il plico elettorale per le politiche perché i loro Comuni ancora non li hanno cancellati dal loro registro? Tutti casi, ha chiosato, “da cui capiamo che il “sistema” non esiste”.

Di “crescente senso di distacco tra comunità tradizionale e consolati” ha parlato invece Silvana Mangione, vice segretaria per i Paesi Anglofoni extra Ue, che ha esordito ricordando le dimensioni territoriali dei 4 paesi che rappresenta, le chiusure dei consolati avvenute negli anni in Canada, Usa, Sud Africa e Australia, rappresentanti nel Cgie soltanto da 5 consiglieri. “Vi esortiamo ancora una volta a rivedere le assegnazioni per Paese del prossimo Cgie, così da riequilibrare questa situazione”.

Le criticità rilevate dalla continentale, ha riportato Mangione, hanno riguardato le elezioni Comites, gli enti gestori, “parecchi hanno chiuso in tre dei nostri Paesi”, la gestione del Covid, con “comunità eccezionali a intervenire, che hanno ben lavorato con i consolati” anche se in alcuni casi sono stati lasciati soli giovani studenti e lavoratori temporanei “rimasti bloccati, e diventati loro malgrado residenti illegali”. Le sedi consolari “sono sotto staff e con poche risorse; notiamo un crescente senso di distacco tra comunità tradizionale e consolati, abbiamo quasi l’impressione che la loro presenza debba essere sostituita con quello che chiamo lo “spostamento dei talenti”. Continuiamo a chiedere la nostra presenza nelle riunioni del Sistema Paese”, ha concluso, perché “la situazione migliora”, ma alle riunioni “deve esserci anche il Cgie”.

Per la Commissione di nomina governativa è intervenuto il vice segretario Rodolfo Ricci: “abbiamo analizzato il voto Comites e abbiamo reso un’unanime lettura circa il momento di svolta “storica” che stiamo vivendo”.

“A prescindere dagli errori in sede legislativa”, ha proseguito citando l’opzione inversa o il Rosatellum per il voto all’estero, “la considerazione di base riguarda lo scollamento della comunità” dopo una “mancanza di attenzione che dura da 15 anni”. Per Ricci “le conquiste fatte a suo tempo sono esaurite”. D’altra parte, “il sistema della rappresentanza è costruito su una fotografia dell’epoca lontana dall’attuale”, basati, cioè, “su collettività stanziali, che andavano diminuendo rispetto al passato, quando adesso la migrazione è mobile, i giovani non si iscrivono neanche all’Aire, quindi, ad esempio, non ricevono il plico elettorale e, di conseguenza, non possono essere rappresentati”. Per Ricci, quindi, “ci si deve interrogare, a tutti i livelli, su cosa fare per dare rappresentanza”, perché “leggere modifiche o pensare ad un Comites che eroga servizi non è la soluzione”. Il punto è “come si può ricostruire una rappresentanza vera e che produce risultati. La questione è politica, la risposta deve essere politica: l’Italia ritiene l’emigrazione questione nazionale o no? Se la risposta è sì, deve intervenire seriamente, investire nelle politiche che recuperino questo patrimonio. Se invece la risposta è no, il destino sarà un altro: un progressivo allontanamento, già ampio, che continuerà nei prossimi anni”.

Per la continentale Europa – Nord Africa è infine intervenuto il consigliere Vincenzo Mancuso che ha sintetizzato quanto emerso durante una “riunione vivace”.

“Noi pretendiamo servizi consolari adeguati, efficienti ed efficaci”, ha detto Mancuso, citando i tempi biblici per ottenere documenti, ormai ovunque, anche nelle sedi in Europa. Per la commissione, occorre pensare al rapporto tra vecchia e nuova emigrazione, alla fuga dei cervelli, alle giovani famiglie con figli piccoli da integrare nei Paesi di approdo, ma sempre “conservando la nostra identità”. L’Italia nel suo “inverno demografico non può emarginare noi italiani all’estero”, ha detto Mancuso, che ha anche ricordato l’esigenza di eliminare le differenze che ancora riguardano Imu, Tari e canone tv. “Né la vecchia né la nuova emigrazione devono recidere il cordone con l’Italia, perdere il legame, la nostra identità che esportiamo all’estero, perché è il nostro capitale”. Occorre “recuperare le generazioni: i vecchi imparino ad usare le nuove tecnologie, ma i giovani siano disponibili ad un confronto dialettico”. (ma.cip.\aise)

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