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Missionari: un pezzo d’Italia che lavora per il mondo


- Dopo la parte istituzionale, con la lettera del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e l’intervento del Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, la prima “Conferenza dei Missionari italiani nel Mondo” è entrata nel vivo con una tavola rotonda che, introdotta e moderata da Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina, ha consentito una panoramica globale sulle attività dei missionari italiani, religiosi e laici, attivi in ogni continente. Dagli interventi di diversi protagonisti è emersa una volontà univoca: cercare che missionari e istituzioni lavorino in maniera congiunta.

La conferenza, cui ha partecipato anche una delegazione parlamentare, è stata chiusa da Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari con delega agli italiani nel mondo.

I lavori, in prima battuta, sono stati dedicati a rendere protagonista “chi promuove valori di solidarietà, altruismo e impegno verso gli altri e al tempo stesso promuove lingua e valori della nostra patria”, ha spiegato Vignali. “Questi - ha aggiunto introducendoli - sono eroi del nostro tempo, di cui spesso si parla in situazioni tragiche, e oggi noi vogliamo lodarli senza alcuna situazione tragica”.

La prima esperienza sul campo presentata è stata quella di Anna Molinari, suora canossiana che, in collegamento dall’Australia, ha raccontato le sue attività di aiuti per rifugiati, aiuti ai poveri e attenzione alle donne, in quasi tutto il mondo, partendo dall’Oceania, passando per l’America Latina, gli Stati Uniti e infine l’Asia. “Mi sento realizzata come missionaria, senza rimpianti. Aiutare tutti, a prescindere da tutto, fino alla fine del mondo”, ha detto concludendo il suo intervento.

Poi è stata la volta, in collegamento da Yangon, di padre Livio Maggi, del Pontificio Istituto Missioni Estere - PIME, che ha parlato delle problematiche dei paesi del Sud Est asiatico, da quelli religiosi alle malattie endemiche, alla solidarietà fra popolazioni, indipendenza, integrazione, che comprende la creazione di scuola, che caratterizzano le missioni. E tutto questo, secondo quanto espresso da Maggi, “è stato fatto quasi in totale assenza della cooperazione istituzionale italiana”. “Si conosce poco e sempre meno del nostro lavoro - ha aggiunto -. Dunque meritiamo più attenzione”. Concludendo il suo intervento ha sottolineato le ingiustizie che continuano nel mondo, a partire dalla poca equità nella distribuzione dei vaccini anti-covid. E a tal ragione ha spiegato: “i missionari dovrebbero essere più coinvolti nella cooperazione”.

Presente alla Farnesina, invece, padre Luca Bergamaschi, che, a nome dell’Operazione Mato Grosso, è molto attivo in sud America. In Perù, in particolare, dove “le popolazioni locali in cui siamo attivi si sentono un po’ italiane”. Bergamaschi ha voluto ringraziare la “rete diplomatica per gli interventi a favore dei missionari, specie durante l’emergenza coronavirus. L’Ambasciatore italiano in Perù ci ha assistiti specialmente dopo l’assassinio di Nadia De Munari”. Poi ha potuto raccontare delle attività della sua Ong, attiva da 50 in diversi paesi del Sud America, Perù, Bolivia, Ecuador, sottolineando l’importanza della doppia visione della missione: interventi per giovani e interventi per poveri. “Uno è essenziale per l’altro”. I missionari, secondo Bergamaschi, “sono un sassolino nella scarpa, che ci sono per ricordare che esistono le periferie del mondo”.

Per l’Africa, in collegamento da Johannesburg, è intervenuta Maria de Lurdes Lodi Rissini, suora missionaria scalabriniana discendete italiana nata e cresciuta in Brasile. “Missione - ha spiegato l’italo-brasiliana raccontando le sue esperienze - non vuole dire calare dall’alto programmi assistenziali, quanto piuttosto aiutare accogliendo, proteggendo, promuovendo e integrando”.

E infine, per l’Europa, da Jerevan, è intervenuta Benedetta Carugati, medico e suora della Congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, che si è detta commossa per le storie precedenti: “non mi sento di star facendo un atto eroico. Voglio mandare un messaggio: noi missionari portiamo nel mondo un seme di speranza. Nessuno è solo nel mondo se ci siamo noi”.

Al termine della sessione, il sottosegretario Della Vedova ha ringraziato tutti e tutte per questa prima conferenza dei missionari italiani: “sono molto contento per la giornata di oggi. È bello vedere il legame che i missionari creano nei vari paesi, anche divulgando la lingua e la cultura italiane. Noi abbiamo voluto questa giornata per dare attenzione ad una comunità di italiani nel mondo che sta crescendo. In crescita in particolare in Europa, ma non solo”.

Riguardo le testimonianze dei missionari, secondo Della Vedova, “hanno restituito una presenza che ha per definizione una connotazione religiosa e spirituale, ma per quel che riguarda i valori fondativi, è fortemente coincidente con la politica estera italiana. L’attenzione che vogliamo avere sulla promozione umana e sui diritti umani sono elementi decisivi anche per noi. I missionari restano dove tutto si ritira, resistendo come elementi di non violenza. Questo volevamo che venisse testimoniato oggi: l’importanza di questo pezzo di Italia all’estero, anche se è cosmopolita. I missionari aumentano e accrescono l’immagine che l’Italia ha nel mondo. E il Ministero degli Affari Esteri ha e deve avere attenzione nel loro lavoro”.

In chiusura, il Direttore Vignali ha infine spiegato il fine ultimo della giornata: “lanciare delle indicazioni alla rete diplomatica consolare affinché venga aumentata la collaborazione e la progettualità congiunta tra missionari e Ambasciate e Consolati, per continuare a lavorare insieme”. (l.m.\aise)

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