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Lo Stadtmuseum di Fellbach/Stoccarda vetrina di vita cariatese


Davanti alla stazione ferroviaria di Cariati (Cosenza) è stato apposto un cartello stradale che indica la distanza di 1.599 km per raggiungere Fellbach, cittadina agricolo-industriale di 43.000 abitanti, situata alle porte di Stoccarda.

È questo il percorso fatto da un migliaio di cariatesi, partiti alla volta di Fellbach già negli anni ’50 e ’60 in cerca di un futuro migliore.

Grazie alla loro operosità e all’attaccamento alla propria terra d’origine le due realtà, così lontane e diverse, hanno trovato quella giusta linfa che, attraverso l’intesa e lo scambio culturale, ha alimentato quell’integrazione sociale, base essenziale per un reciproco arricchimento che è racchiuso in quell’alveo di cultura europea.

“Quel segnale stradale – afferma la Prima cittadina cariatese, Filomena Greco – è anche simbolo di un’attenzione e di un ponte ideale che le varie amministrazioni comunali ed i diversi sindaci prima di me, hanno voluto rafforzare mantenendo saldo il legame che unisce noi cariatesi con i fellbachiani. E lo sanno bene i circa 900 cariatesi (su 2.500 italiani residenti a Fellbach) che, essendo parte attiva della nostra cittadina, contribuiscono al progresso economico e all’arricchimento culturale e civile sia della terra d’origine che della città ospitante diventata per la stragrande maggioranza dei nostri connazionali la loro seconda patria”.

Cinghia di trasmissione di forti valori biculturali e binazionali sono il Centro italiano al suo 40esimo anno di vita associativa e l’amministrazione comunale locale che col suo storico Oberbürgermeister Friedhelm Kiel (deceduto appena qualche mese fa) primo sindaco in Germania volle, già nel 1977, le elezioni dirette dell’Ausländerbeirat ovvero la Consulta comunale degli stranieri, oggi Internationaler Ausschuß, Beirat e simili, non più eletti dalla base ma selezionati e nominati dal Consiglio comunale a causa sia della bassissima affluenza alle urne che del diritto di voto amministrativo per gli eurocittadini.

È in virtù di questa grande apertura che tutte le comunità straniere si sentono non solo ben accettate dalla popolazione autoctona, ma anche coinvolte in manifestazioni culturali e sportive.

Per favorire il mantenimento delle tradizioni anche religiose e sportive il Comune e la Chiesa mettono a disposizione gratuitamente strutture per incontri e attività ludiche, sportive e sociali. Limitandoci alla nostra collettività, fino al 2015 vi erano in vita il Centro Italiano, il Club International (chiuso con il decesso del presidente-fondatore Gaetano Poggioli), il Centro Sud Italia, l’Inter, Juventus e Milan Club.

I cariatesi, che sono molto attaccati al proprio santo Patrono, sono riusciti a celebrare a Fellbach addirittura le festa di San Cataldo, trasportando la statua del santo per le vie di Fellbach. Purtroppo la pandemia ha decretato la chiusura di moltissime associazioni tedesche e straniere.

Il Centro italiano è sopravvissuto grazie alla perspicacia e all’impegno del suo presidente Franco Santoro, cariatese doc. La caparbietà di un calabrese e la necessità di coinvolgere i tedeschi stanno dando nuovo ossigeno anche finanziario. Degli oltre 100 iscritti, un buon 50% è costituito da tedeschi. Questa formula di coesione consente agli italiani di partecipare anche da protagonisti a feste e manifestazioni tedesche e, viceversa, di avere molti adepti tedeschi ad iniziative italiane.

Negli ultimi 15 anni l’impegno del Centro italiano si è distinto anche per iniziative di solidarietà.

Ha raccolto fondi per connazionali malati di cancro, ha portato con furgoni beni di prima necessità a bambini di zone terremotate in Abruzzo e Umbria.

Nel 2017 ha organizzato la mostra “A casa in terra straniera” ed attualmente fino al 4 settembre “Cariati – lontani ma vicini”.

Si tratta di una ottantina di fotografie scattate da Peter Hartung nella cittadina jonica. Sono immagini di vita, armonicamente posizionate dalla curatrice Sonja Wertenbach, che riproducono con grande maestria la vita di una Cariati viva e attiva, sia nel borgo che in campagna e al mare.

La Oberbürgermeisterin di Fellbach, Gabriele Zull, all’inaugurazione della mostra fotografica nella gremitissima Sala Consiliare, oltre che congratularsi e ringraziare il Centro Italiano per l’esemplare attivismo a favore della comunità italiana e tedesca, ha accettato di buon grado l’invito dell’omologa cariatese di recarsi, come i suoi predecessori, a visitare la cittadina jonica.

Già da qualche anno il presidente Franco Santoro organizza e accompagna gruppi di tedeschi di Fellbach a visitare la sua terra natia, lasciata all’età di 15 anni per raggiungere la sua famiglia in Germania.

L’ultimo viaggio di una settimana, organizzato per una ventina di persone tedesche ed italiane, risale a qualche settimana fa.

“Sono questi scambi – ha ribadito l’Oberbürgermeisterin – che riempiono di significato i concetti di Heimat, Herkunft e Ankommen.

Ed il Console Generale, Massimiliano Lagi, ricordando l’importanza del ruolo dei Comuni nei processi dell’accoglienza e dell’integrazione sociale, scolastica, linguistica e culturale ha evidenziato quanto riuscito sia il quotidiano impegno del dialogo fra le popolazione autoctona e la collettività italiana qui residente. Ed il presidente del Centro Italiano, Franco Santoro, ideatore della mostra fotografica, ha ringraziato la prima cittadina Gabriele Zull ed il Console Generale, Massimiliano Lagi, per l’apprezzamento e il sostegno all’iniziativa e al processo d’integrazione sviluppato negli ultimi 50 anni.

Ma il suo particolare grazie lo ha rivolto a tutta “la squadra” italo-tedesca che ha creduto nel progetto, realizzato con tanti sacrifici ed impiego di centinaia di ore di lavoro pratico, svolto negli ultimi mesi sia a Cariati e sia a Fellbach, due realtà lontane 1599 chilometri ma ravvicinate dalla vicinanza degli amici tedeschi e dalla comunità cariatese, emigrata ed integrata nella cittadina sveva. (tony màzzaro\aise)

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