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LAVORATORI STRANIERI IN UK nuove regole

RASSEGNA STAMPA : da LONDRA ITALIA


“La mancanza di personale sta creando problemi in vari settori dell’economia britannica.

A parte la crisi degli autotrasportatori, uno dei settori più colpiti è quello alberghiero e della ristorazione.

Proprio ora che il Covid sembra consentire una vita sociale un po’ più attiva, hotel e ristoranti non riescono a trovare personale come chef o camerieri.

Molti italiani che lavoravano in questo settore prima della Brexit, hanno lasciato il Regno Unito dopo essersi ritrovati senza impiego a causa della pandemia, e non sono riusciti a rientrare prima della fine del 2020 per potersi assicurare il pre-settled status”.

Ad affrontare la questione è Gabriella Bettiga, in un articolo pubblicato su “Londra Italia”, il primo quotidiano online per gli oltre 500mila italiani di Londra e dintorni diretto da Francesco Ragni.

“La Brexit ha creato una barriera spesso insormontabile.

Società con sede in UK che necessitano di personale non disponibile sul suolo britannico, devono ottenere una licenza dall’Home Office per poter sponsorizzare lavoratori stranieri – si legge ancora -.

La Sponsor Licence si ottiene presentando una domanda corredata da una serie di documenti, e da una chiara spiegazione dei motivi per i quali una società ha bisogno di reclutare persone non già residenti nel Regno Unito”.

Attualmente esistono vari tipi di licenze: la più comune è quella per “assumere ‘skilled workers’, cioè lavoratori ‘abili’, con qualifiche o esperienze specifiche – spiega Bettiga -.

L’ottenimento di questa consente l’assunzione di chef, ad esempio, ma non camerieri o cuochi alle prime armi.

Un secondo tipo è quella per Intra Company Transfer, tesa a facilitare il trasferimento temporaneo di personale da una società estera ad una in UK.

Infine va ricordata la licenza per Temporary Workers, che si applica ad alcuni settori quali quello creativo, sportivo, religioso, o per lavoratori stagionali”.

Come ultima sponda, una strada residuale da considerare è la “domanda tardiva di settled o pre-settled status, per chi è stato in UK in passato e non è poi tornato a causa della pandemia – conclude Bettiga -.

L’Home Office considererà le domande inviate dopo il 30 giugno 2021 solo se il ritardo nell’invio è dovuto ad un valido motivo, e se assenze superiori a quelle consentite, possono essere spiegate in modo adeguato”.




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