top of page

La sicurezza per il voto degli italiani all’estero con la DGIT

Sicurezza, personalità, segretezza e ancora sicurezza. Queste le basi per l’imponente lavoro svolto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per le prossime elezioni politiche in programma il 25 settembre. Il tutto dedicato a un assunto: garantire l’esercizio di voto ai quasi 5 milioni di aventi diritto residenti all’estero. E la Farnesina lo sta facendo tramite il fondamentale braccio operativo della rete diplomatico-consolare, sensibilizzando i connazionali tramite campagne comunicative e l’utilizzo di testimonial d’eccezione, colpendo chi trasgredisce e ingegnandosi per eliminare possibili brogli con geolocalizzazioni o cercando di “pulire” i “granelli di sabbia che inceppano la macchina operativa”.

Questa macchina tesa a garantire la sicurezza e il pieno diritto di chi vota, però, è tutt’altro che semplice da utilizzare. Anzi è “estremamente complessa”. A rilevarlo è stato questo pomeriggio Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI, durante una conferenza stampa convocata alla Farnesina proprio per discutere con la stampa riguardo questo tema.

E di motivazioni per questa complessità ce ne sono svariati. La legge che ha riconosciuto agli italiani all’estero il diritto di votare per corrispondenza è una legge di 20 anni fa, quando “c’erano poco più di 2 milioni di elettori”, ha spiegato Vignali. E in quel periodo, “si poteva pensare che i grandi flussi migratori fossero finiti”. Invece “non è stato così e ad oggi abbiamo un corpo elettorale all’estero che continua a crescere e che oggi sfiora i 5 milioni” (4,8 per la precisione). E tante sono le variabili che incidono sulle difficoltà del servizio elettorale all’estero: la diversità dei Paesi, il costo del servizio e la sicurezza del voto. “Non si vota solo in Europa, le buste devono fare viaggi lunghi di andata e ritorno, in ogni angolo del mondo, e devono farlo in sicurezza”. “Un esercizio difficile che ormai la Farnesina gestisce con grande impegno e attenzione e anche con ottimi risultati. In meno di 10 mesi abbiamo infatti fatto votare gli italiani all’estero per 3 volte, per l’elezione dei Comites, per il Referendum e adesso per le elezioni politiche. E grandi problemi e criticità non si sono rilevate”. Questo non significa, ovviamente, che non ci siano state criticità: “possono esserci degli episodi più complicati ma li stiamo affrontando. L’esercizio elettorale, però, prosegue, garantendo un diritto costituzionale a quasi 5 milioni di elettori”.

Tema principale per l’elezione di quest’anno è stata, come già ampliamente spiegato, la sicurezza del voto. E diverse sono state le novità: “abbiamo insistito moltissimo sulla personalità e la segretezza del voto. Questo perché in altri contesti e in altri Paesi, questi concetti potrebbero essere più sfumati. E invece, anche con campagne comunicative mirate, noi vogliamo dire che in Italia è vietato cedere la propria busta e che si va incontro a importanti sanzioni penali in caso di cessione della propria busta”. A tal ragione, Vignali ha spiegato anche di aver già inviato 3 denunce alla procura (2 in Argentina e 1 in Svizzera). Anche per questo, oltre che per le campagne comunicative sia della Farnesina stessa che di Ambasciate e Consolati autonomamente, “è aumentata la sensibilità dei connazionali rispetto a questi divieti”.

Un altro strumento adottato per rinforzare la sicurezza al voto degli italiani all’estero sono i codici a barre e il QR CODE presenti sulle buste, in modo che tutti i plichi elettorali possano essere tracciati e controllati. Il consolato ha così la possibilità di scansionare il plico e verificare la sua posizione in modo che non si fermano per strada e non siano soggetto a possibili brogli. Sempre per la stessa ragione sono stati “rafforzati i contratti con tipografie e vettori postali, migliorando la possibilità di una vigilanza e la possibilità di effettuare controlli a sorpresa”. Inoltre Vignali ha dato notizia di aver inviato più carabinieri in alcune sedi, in modo da “presenziare le varie fasi elettorali”. “Abbiamo anche monitorato tutte le varie fasi con particolare attenzione, raccogliendo segnalazioni e facendo tesoro di queste, cercando di prevenire o sanzionare la sicurezza del voto”.

Insomma, a parere del Direttore Generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI, “c’è stato un impegno straordinario della rete diplomatico-consolare. Le sedi sono rimaste aperte anche nei fine settimana per dare modo a tutti di richiedere duplicati in caso di necessità e far fronte a molte delle difficoltà”.

Ci sono poi diversi casi particolari e alcuni Paesi attenzionati particolarmente. Tra questi non poteva non esserci l’Argentina, sede di brogli accertati nelle ultime elezioni nonché una delle più grandi comunità italiane fuori dall’Italia, per il quale Adriano Cario (eletto con l’USEI poi passato al MAIE) ha perso il seggio nell’ultima legislatura. Proprio nel paese sudamericano è stato attivato il servizio di geo-localizzazione dei trasporti delle buste. E inoltre, sono state previste delle “chiusure delle buste fatte per far sì che non si possano aprire senza strapparle”. Inoltre, per spiegare in modo semplice le modalità di voto, è stata chiamata una testimonial d’eccezione, la vedova di Diego Armando Maradona.

Ma, siamo certi di star mandando le buste ai giusti elettori? È questo uno dei nodi di cui ha voluto parlare poi Vignali: “c’è un’attività costante di aggiornamento dell’anagrafe consolare e di aggiornamento anche degli indirizzi dei residenti all’estero. Nel 2021 abbiamo provveduto a 235 mila cambi di indirizzo, il 5% del corpo elettorale. A volte riceviamo segnalazioni di connazionali che non hanno ricevuto le buste, ma è necessario un rapporto di dialogo tra i connazionali stessi e la sede consolare per aggiornarsi al meglio. Ci sono state 46 mila cancellazioni dall’AIRE, che significa connazionali deceduti comunicati”. Ma permangono ancora casi di invio di schede a persone decedute. È proprio a tal proposito che è necessario che i connazionali aggiornino e segnalino decessi e modifiche, poiché non possono bastare solo gli accertamenti della Farnesina fatti assieme all’INPS (verificati oltre 288 mila “esistenze in vita”). “Con la pandemia abbiamo iniziato ad effettuare questi accertamenti attraverso la videochiamata”, ha spiegato Vignali.

Rispondendo poi alle domande dei giornalisti presenti, Vignali ha spiegato come quest’anno lo scrutinio non si svolgerà solo a Roma, ma anche a Napoli, Milano, Firenze e Bologna. Questo cambiamento è dovuto alla crescita continua del corpo elettorale che “fa sì che non possono essere scrutinate da una sola Corte di Appello”. I plichi arriveranno a Roma tutti tra il 23, il 24 e il 25 settembre, poi verranno trasportati nelle varie sedi di scrutinio.

“Non risultano particolare criticità di voto”, invece, in Russia e in Ucraina, dove, in quest’ultimo paese, “sono rimasti pochissimi connazionali”.

Rispetto al costo del servizio che il Paese deve offrire per garantire questo diritto agli italiani all’estero, Vignali ha indicato, in maniera ancora orientativa, “tra i 25 e i 30 milioni di euro”. E per conoscere l’esito del voto e dunque i risultati politici dell’elezione, “non essendo lo scrutinio tutto concentrato a Roma, questa tornata, dovrebbe comportare meno tempo”.

Insomma, la Farnesina si è detta pronta a dare sicurezza e garantire il voto a tutti gli elettori all’estero.



(aise)

  • Facebook Classic
  • Twitter Classic
  • c-youtube
logo-italiani-all-estero-2.png
bottom of page