L’ItaloAmericano/ Le vite delle donne italo-americane raccontate attraverso il ricamo –
- 15 mar 2022
- Tempo di lettura: 5 min
di Silvia Giudici

“L’Italian American Museum di Los Angeles ha ufficialmente aperto una nuova mostra, Woven Lives: Exploring Women’s Needlework from the Italian Diaspora, che esamina il significato del ricamo nella vita delle donne italo-americane, delle loro famiglie e delle comunità dalla metà del XIX secolo ad oggi. La mostra, aperta al pubblico dal 29 gennaio al 16 ottobre 2022, riconsidera il ruolo del ricamo al di là del suo valore estetico e degli scopi utilitaristici, riconoscendolo come uno straordinario mezzo per esprimere e preservare la cultura. Woven Lives mette in mostra una varietà di tessuti fatti a mano creati da donne italo-americane”. A scriverne è Silvia Giudici che ha intervistato Marianna Gatto per “l’ItaloAmericano”, magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato. ““Le voci delle donne sono state spesso escluse dalle narrazioni storiche”, ci dice Marianna Gatto, direttore esecutivo dell’Italian American Museum di Los Angeles. “Woven Lives esplora storie mai raccontate di donne che produssero oggetti con le loro stesse mani e fornisce un riconoscimento, a lungo atteso, del ruolo che ebbero nel preservare le tradizioni, sostenere le loro famiglie e creare comunità”. D. Marianna Gatto, come è nata l’idea di questa mostra? R. L’idea di questa mostra risale al 2019. Uno dei progetti dei nostri stagisti quell’estate era la catalogazione degli oggetti della collezione IAMLA, compresi i tessuti (biancheria, ricami e altri oggetti fatti a mano). C’era un pezzo che attirò l’attenzione di tutti noi, un lenzuolo di corredo finemente ricamato con la scritta “buon riposo”. Era stato fatto da una donna di nome Giuseppina Fico, che era nata vicino a Napoli nel 1915. La madre di Giuseppina morì durante la pandemia di influenza quando lei aveva solo tre anni. Suo padre era un mezzadro che guadagnava a malapena il necessario per sfamare la famiglia, e all’età di sei anni Giuseppina lavorava già nei campi mentre faceva l’apprendista ricamatrice. Giuseppina si sposò e si trasferì negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale e uno degli oggetti che portò con sé fu il lenzuolo con “buon riposo” che aveva fatto a dieci anni. “Un giorno dovremmo fare una mostra di queste lenzuola, una mostra che esamini la storia dietro ogni pezzo e racconti le donne che le hanno fatte”, osservai. L’idea ci piacque e l’aggiungemmo alla lista delle possibili mostre future. Non molto tempo dopo, venimmo a conoscenza di un libro curato dal folklorista Joseph Sciorra, il direttore dei programmi accademici e culturali dell’Istituto Calandra, e da Edvige Giunta, una scrittrice siculo-americana, educatrice e critica letteraria, intitolato Embroidered Stories: Interpreting Women’s Domestic Needlework from the Italian Diaspora. Avevamo lavorato con Joseph in passato e condividemmo con lui l’idea della mostra. Gentilmente accettò di fare da consulente per la proposta di sovvenzione che stavamo scrivendo alla California Humanities perchè finanziasse la mostra. Passarono i mesi e fummo entusiasti di apprendere che la California Humanities aveva selezionato la nostra proposta. IAMLA pubblicò un bando per oggetti, cuciti, all’uncinetto, a maglia, e altri tipi di lavori ad ago che avessero storie interessanti. Iniziammo anche a identificare gli oggetti della nostra collezione. Poi arrivò la pandemia. Diciamo solo che la vita e il lavoro al museo cambiarono da un giorno all’altro. Abbiamo cancellato, riprogrammato e modificato decine di programmi e mostre nell’incertezza e nella critica situazione sanitaria. Quando IAMLA ha riaperto al pubblico a giugno, abbiamo deciso che Woven Lives sarebbe stata la prima mostra che avemmo presentato dal marzo del 2020. D. Il nome di questa mostra è molto intimo: Woven Lives. Qual è il suo significato? R. Ci sono molte interpretazioni del titolo. La tessitura serve spesso da metafora per capire il nostro posto come esseri umani nel mondo. Nonostante la natura spesso fragile delle parti con cui si costruisce il ricamo, tessendo o intrecciando quelle parti, si produce un oggetto solido, più studiato e spesso più bello esteticamente. Se le donne italo-americane sono state spesso relegate ai margini della storia o ridotte a una manciata di ruoli – moglie, madre, cuoca, ecc. – le loro vite e le loro esperienze, come la tessitura e il ricamo, risultavano stratificate, intrecciate, complesse. D. Perché è stato importante presentare una mostra sul ricamo degli immigrati italiani? R. Oggi viviamo in un mondo prodotto in massa dove migliaia di beni identici sono fatti in fabbriche, di solito all’estero, da persone che non conosceremo mai. La mostra è in contrasto con il mondo moderno in quanto ogni oggetto è unico ed è stato fatto da una donna italo-americana. Queste artigiane, la maggior parte delle quali è deceduta da tempo, sarebbero scioccate nel sapere che il loro lavoro viene celebrato, addirittura esposto in un museo. Il lavoro di cucito, al di là dei suoi usi utilitaristici, ha giocato un ruolo primario nella vita delle donne italiane immigrate. E’ stato un mezzo attraverso il quale le donne hanno ottenuto l’indipendenza finanziaria e aiutato a sostenere le loro famiglie. Il lavoro è servito anche come strumento attraverso cui le donne hanno potuto esprimersi, creare comunità, trasmettere conoscenze, svolgere mestieri e tessere insieme tradizioni, identità e ricordi frammentati. Gli oggetti esposti in questa mostra rivelano la sensibilità, le speranze, le credenze e le prospettive delle varie generazioni di donne italo-americane che li hanno realizzati. Esplorando le storie che stanno dietro a questi pezzi artigianali, otteniamo un migliore apprezzamento non solo per le esperienze di chi li ha fatti ma per come le tradizioni sopravvivono, cambiano, scompaiono e riemergono nelle comunità di immigrati e trapiantati. D. C’è qualche storia di queste donne che le è rimasta particolarmente impressa? R. Quando lavoro a queste mostre temporanee mi immergo nell’argomento. Questa mostra è stata particolarmente coinvolgente, onnicomprensiva. Ho sentito una profonda connessione spirituale con le donne di cui stiamo esponendo il lavoro. C’erano così tante storie ispiratrici: donne che hanno tenuto duro, spesso da sole, pur di crescere le loro famiglie, in tempi di guerra e di scarsità. Una donna di Los Angeles, Cecilia Scottini, ha salvato oggetti che altri hanno scartato, come spago da macellaio e sacchi di farina, e li ha trasformati in oggetti utili ed eleganti. Donne come Paolina Di Cristofaro Villani, che ha continuato a lavorare con l’ago dopo aver perso la vista, usando solo la sensazione e la memoria muscolare. Donne come Maria Antonia Cortese, che ebbe tre figli nel giro di quattro anni durante la Grande Depressione e usò la sua abilità nel ricamo per creare oggetti per la famiglia che altrimenti non si sarebbero mai potuti permettere. Donne come Maria Castaldi, che ha contratto la poliomielite da bambina, che l’ha lasciata paraplegica. Lavorava all’uncinetto con un solo dito e teneva l’ago tra i denti. Queste sono solo alcune delle incredibili storie contenute in questa mostra, che speriamo veniate a vederla. D. Ci sono altri eventi legati a Woven Lives? R. Sì, come parte della mostra ci sono due workshop gratuiti in arrivo: domenica 27 marzo 2022, ci sarà una presentazione virtuale del libro via Facebook – Talking to the Girls: Intimate and Political Essays on the Triangle Shirtwaist Factory Fire, a cura di Edvige Giunta e Mary Anne Trasciatti, New Village Press, 2022. Il libro è una raccolta di resoconti schietti e intimi della tragedia delle operaie che portò poi ai diritti dei lavoratori americani. E sabato 30 aprile 2022, ci sarà un altro workshop gratuito, chiamato “Italian Needle Lace Workshop”, condotto dall’artista Carly Chubak presso l’Italian American Museum of Los Angeles, situato al 644 North Main Street, Los Angeles. I partecipanti impareranno questo mestiere storico e realizzeranno il loro campione di pizzo usando solo un ago, filo e una base di tessuto”. (aise)

































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