L’Italia, Usa e la diplomazia: intervista all’Ambasciatrice Mariangela Zappia - di Alfonso Panico.
- 22 mar 2022
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- Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Firenze, funzionaria diplomatica dal 1983, Mariangela Zappia, attuale Ambasciatrice d’Italia a Washington, dopo una prima assegnazione all’estero all’Ambasciata d’Italia a Dakar, è approdata a New York nel 1990 come Console Aggiunto. Ha alternato incarichi di responsabilità a Roma e all’estero. Al Ministero degli Esteri è stata responsabile per i media italiani al Servizio Stampa; Capo ufficio Mediterraneo, Medio Oriente e Balcani alla Cooperazione allo Sviluppo; Coordinatrice dei maggiori eventi nella presidenza italiana del G8 del 2009. All’estero è stata Primo Consigliere all’Ambasciata a Bruxelles e alla Rappresentanza alle Nazioni Unite a New York e poi Ministro alla Rappresentanza italiana all’ONU a Ginevra. Dopo aver guidato la Delegazione UE all’ONU a Ginevra, è stata nominata Rappresentante Permanente d’Italia al Consiglio Atlantico (NATO). Dal 2016 al 2018 è stata Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri e Sherpa G7-G20. Nel 2017 le viene conferito il grado di Ambasciatrice e dal 2018 è nominata Rappresentante Permanente d'Italia presso le Nazioni Unite a New York. Nel luglio del 2021 inizia il suo incarico attuale di Ambasciatrice a Washington.
Nel 2019 le è stata conferita la “Mela d’Oro”, riconoscimento della “Fondazione Marisa Bellisario” alle donne che si sono distinte per il loro contributo nelle istituzioni pubbliche. Mariangela Zappia è stata consigliera diplomatica di tre premier: Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte. Prima donna Ambasciatrice alla NATO, all’ONU a New York e a Washington.
D. Ambasciatrice Zappia, grazie per aver voluto rilasciare questa intervista in un momento così delicato.
R. “Stiamo vivendo un passaggio drammatico nella storia dell’Europa, un continente in cui ci eravamo abituati a considerare la guerra solo un lontano ricordo. Qualunque sia l’attività che ci impegna, in ogni parte del mondo, ciò a cui stiamo assistendo in Ucraina occupa non solo le nostre menti e i nostri cuori ma anche le nostre energie e la nostra azione a sostegno di un paese europeo invaso e martoriato da un’aggressione immotivata, illegittima e violenta in spregio al diritto internazionale e al diritto umanitario. Siamo solidali con il governo ed il popolo dell’Ucraina e condanniamo nel modo più fermo e risoluto l’aggressione russa”.
D. È qui a Washington da quasi un anno, che sensazione le da vivere a Washington, anche rispetto a New York? Lei è una diplomatica di carriera ed ha rappresentato l’Italia in diverse parti del mondo, quali le specificità di Washington? Quale Paese l'ha più colpita?
R. “Washington è un centro nevralgico di rilievo globale, da molti punti di osservazione. Con le sue istituzioni e i suoi monumenti - alcuni dei più importanti, a partire dalla statua di Abramo Lincoln, ad opera di italiani -appare immediatamente come il cuore pulsante di questa straordinaria democrazia. È anche un tempio della diplomazia, per la leadership che gli Stati Uniti esercitano nello scenario globale, come vediamo anche oggi nel conflitto in Ucraina. È infine il cuore della finanza multilaterale, quale sede di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale. Certo, non ha le luci, i grattacieli e l’energia di New York, ma è una città molto dinamica, sul piano economico e culturale e naturalmente della politica”.
D. Le problematiche che deve affrontare qui a Washington come differiscono da quelle della Nato e dell'ONU?
R. “Vi è una differenza di natura strutturale, che esiste sempre tra un’Ambasciata in un Paese e una Rappresentanza permanente presso un organismo multilaterale. L’Ambasciata d’Italia a Washington promuove le relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti, in tutti i settori. Le nostre Rappresentanze alla NATO, all’ONU e negli altri fori multilaterali promuovono le posizioni dell’Italia nei negoziati globali. Non si tratta certo di compartimenti a tenuta stagna, bensì di mondi che interagiscono costantemente, specie tra Paesi come Italia e Stati Uniti, che come amici e alleati storici si fanno forza l’uno con l’altro nei fori multilaterali”.
D. La relazione tra l’Italia e l’America, a suo avviso, è rimasta salda nonostante i problemi legati alla pandemia e con l'elezione del Presidente Biden? È stata rafforzata …? Come la giudica?
R. “La pandemia ha rafforzato la relazione tra Italia e Stati Uniti, come succede alle amicizie vere nei momenti di crisi. Ne sono prova il supporto che l’Italia ha ricevuto dagli USA e, d’altra parte, l’aiuto dato da medici e ricercatori italiani ai colleghi americani.
L’invasione russa in Ucraina ha innescato una risposta forte e coesa in seno al G7, nella NATO e tra tutte le democrazie, contribuendo a rafforzare ancor più anche la nostra relazione bilaterale, che aveva già compiuto un salto di qualità dall’avvio dell’Amministrazione Biden.
Il gioco di sponda tra l’“America back” e l’Italia presidente del G20 ha determinato il rilancio del multilateralismo efficace, permettendo al G20 di raggiungere risultati non scontati sulla tassazione internazionale, sul clima e nella campagna globale di vaccinazione contro il Covid. Un’Italia autorevole in Europa e fautrice di un’idea di autonomia strategica dell’UE complementare alla NATO ha giocato un ruolo centrale nel rilancio del rapporto tra USA ed Europa. Sul piano bilaterale, sono emersi da subito parallelismi importanti tra le agende interne dei nostri due governi, dall’impulso alle vaccinazioni, all’impegno sulla transizione verde e sulla parità di genere, anche quale volano di ripartenza. Nelle tante visite tra i nostri due Paesi è emersa anche una profonda sintonia personale tra i vertici dei nostri due Paesi, che stanno lavorando fianco a fianco anche in questa drammatica crisi nel cuore dell’Europa”.
D. Ci sono molti elementi in comune tra l’Italia e gli Stati Uniti, quali le diversità?
R. “Vi sono differenze strutturali - dalle dimensioni dei nostri due Paesi alla loro storia e collocazione geografica - che determinano talvolta prospettive diverse. Tanto per fare un esempio, le diverse dimensioni del mercato interno e dotazioni di risorse naturali hanno contribuito allo sviluppo di due economie differenti ma complementari e sinergiche: di fronte alla sfida del cambiamento climatico, gli Stati Uniti trovano ispirazione nella nostra economia circolare. Ciò che conta è che a unirci sono gli stessi principi e valori di libertà, rispetto dei diritti umani e democrazia. Su queste basi, le differenze possono arricchirci vicendevolmente”.
D. Qual è il ruolo dell’Italia oggi nel mondo?
R. “È un ruolo di primo piano. Sul piano politico, siamo un "esportatore di sicurezza", come ci definisce l'amministrazione Biden. Abbiamo da sempre una naturale propensione alla mediazione e alla creazione di consenso, come dimostra il nostro G20, in cui abbiamo trovato un comune denominatore tra attori molto diversi persino sull'Afghanistan, nel vertice straordinario sul Paese presieduto dal Presidente Draghi in ottobre.
In termini economici, siamo la seconda manifattura d'Europa, la quinta al mondo e il nono esportatore del pianeta. Anche per la sua natura di "eterna innovatrice", l’Italia è tra i primi tre paesi al mondo per surplus commerciale in quasi un quinto dei prodotti scambiati nel mondo. Circa il 50% del nostro surplus ha origine proprio negli Stati Uniti. Siamo soprattutto il paese della storia, dell'arte, della civiltà, del saper vivere, del bello e del ben fatto: una superpotenza culturale da cui deriva un enorme "soft power".
D. A Washington ha incontrato tantissime personalità quale di loro le è rimasta impressa? E perché?
R. “Direi che sono due, non a caso due americani di origini italiane: Nancy Pelosi e Anthony Fauci. La prima mi ha impressionato per le straordinarie doti di leadership che sta esercitando alla guida della Camera dei rappresentanti, in un Congresso che porta le ferite dell'assalto del 6 gennaio 2021 ed è in prima linea nella sfida, lanciata da Biden proprio dopo quell’evento, di unire il Paese. Il Dottor Fauci per l'autorevolezza, la serietà e i nervi saldi con cui ha affrontato l’emergenza sanitaria. Ed è significativo che proprio Anthony Fauci non perda occasione per complimentarsi con l’Italia per come ha gestito la pandemia ed esprimere ammirazione per suoi colleghi italiani”.
D. Il governo italiano spende miliardi di euro all’estero per la promozione della lingua italiana e in Italia, i politici con i loro decreti e leggi scritte metà in inglese ci fanno dimenticare il modo di dirlo in italiano. Ciò non permette di raggiungere in pieno lo scopo di promuovere la nostra lingua. Pensa che questo trend continuerà?
R. “Nel villaggio globale è forte la tendenza, non solo nella politica, ad uniformare il linguaggio inserendo termini in inglese nel nostro vocabolario. Non è facile ma dobbiamo resistere e l’insegnamento dell’italiano, la lingua dell’arte e del bel canto che tutti ci invidiano, è uno degli strumenti più potenti che abbiamo. È incoraggiante vedere gli Stati Uniti sono quarti al mondo per numero di studenti di italiano. L’Italia è seconda solo al Regno Unito come destinazione per il turismo studentesco dagli USA e il trend è in crescita. Dobbiamo continuare a sostenerlo”.
Recentemente è morto l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci, un suo collega. Che ricordo ha di lui?
“Ho avuto l’onore di lavorare con l’Ambasciatore Fulci. Il ricordo che ho è quello di un modello di determinazione e dedizione; di una diplomazia inarrestabile e instancabile, che ha raggiunto per il nostro Paese risultati di portata storica. Nel “Palazzo di Vetro”, in cui ho trascorso molti anni come funzionaria e poi Rappresentante Permanente alle Nazioni Unite, il suo nome è “leggenda”, per usare il termine con cui Madeleine Albright definì la diplomazia di Francesco Paolo Fulci”. (aise)






























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