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Italia: superpotenza culturale con gli IIC

Una vera e propria “superpotenza culturale”. Una superpotenza che si alimenta e sviluppa tramite il lavoro costante degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Una superpotenza che nei prossimi 10 anni può aspirare ad avere sempre di più un ruolo da protagonista nello scenario globale, anche all’interno dei grandi dibattiti e delle produzioni culturali dei 5 continenti. Una superpotenza che non può non avvalersi della bellezza prodotta in passato e che si continua a produrre nello Stivale e che può e deve avere come cassa di risonanza anche quegli italiani che rappresentano “l’altra Italia, fuori dall’Italia”, e che nel mondo hanno piantato radici. Radici anche culturali, uno dei marchi di fabbrica del made in Italy.

Di questo si è parlato durante le ultime sessioni e le conclusioni della due giorni di Conferenza dei Direttori e delle Direttrici degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo, che si è svolta per la prima volta fuori dalle “mura del palazzo” (ossia fuori dalla Farnesina) per entrare nella magica ed eccentrica cornice di Napoli e nella storica e meravigliosa atmosfera del Teatro San Carlo. Una conferenza che ha visto gli interventi, tra gli altri, dei Ministri agli Affari Esteri, Luigi Di Maio, e alla Cultura, Dario Franceschini, oltre a tanti interventi di esponenti della Farnesina e del mondo culturale campano e italiano.


Gli interventi dei due rappresentanti istituzionali hanno chiuso la due giorni di sessioni che hanno visto i rappresentanti degli IIC arrivare dal mondo per incontrarsi, conoscersi e, soprattutto, confrontarsi sul presente artistico tricolore e su quello che sarà il futuro della promozione della cultura nostrana nel mondo. Il tutto immergendosi nella vivace aria artistica di Napoli, una delle città più vive e attive dal punto di vista culturale.

Le ultime due sessioni di lavori sono state aperte anche alla stampa, dai titoli “Italia, tra tradizioni e contemporaneità” e “Verso il futuro: nuovi pubblici, nuove prospettive”. Il primo è stato moderato da Alessandro De Pedys, Vice Direttore Generale e Direttore Generale per la promozione della cultura e della lingua italiana del MAECI, mentre il secondo da Filippo La Rosa, Capo Ufficio III della DGDP del MAECI.


E proprio De Pedys, aprendo i lavori della sua sessione, ha spiegato la scelta di Napoli: “uscire dal palazzo e andare nei territori”. È infatti dai territori che “partono tutte le iniziative culturali”. “La promozione della cultura non è un monopolio – ha evidenziato De Pedys -, e per questo è necessario interfacciarsi con i tanti attori che la compongono, un mondo di attività che nascono dai territori e che sono l’espressione di espressività e dinamismo del nostro tessuto sociale. E la nostra intenzione è quella di dialogare con queste realtà, mettendo a disposizione la nostra rete diplomatico consolare, rendendo più efficace il soft power che è la nostra cultura”. L’idea espressa dal rappresentante della Farnesina è infatti portare all’estero “il passato e il presente della nostra arte”. Ma per realizzare al meglio questa promozione è necessario “uscire dal palazzo”, “avere un panorama completo”, e cercare di “attrarre tipologie diversi di attori”.

Durante il tavolo di lavoro, sono uscite diverse questioni importanti: Angela Tecce, Presidente della Fondazione Donnaregina, ha rimarcato l’importanza di “far circolare il nostro lavoro in una visione più globale”; mentre per Rosanna Romano, DG per le politiche culturali e il turismo di Regione Campania, è molto positivo che “questo nuovo corso di relazioni tra istituzioni e attori della cultura sia partito da Napoli”. Ma soprattutto ha spiegato un concetto che poi è stato ripreso da più parti durante gli interventi, ossia che “gli investimenti nella cultura non sono costi”; Sylvian Bellenger, Direttore Generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte, si è rivolto direttamente ai tantissimi rappresentanti degli IIC nel mondo presenti in sala: “siete il nostro occhio nel mondo. E siamo felici di aiutarvi a rappresentare l’Italia e allargare la nostra visione”; Silvia Martina Bertesago, Responsabile di Antiquarium e delle sedi espositive del Museo Archeologico di Pompei, dal canto suo ha parlato “del valore degli IIC per esportare la cultura italiana nel mondo” facendo l’esempio di una mostra realizzata con i reperti di Pompei a San Francisco durante la pandemia, che è stata possibile proprio grazie all’IIC locale e al Consolato. De Pedys, in chiusura del primo tavolo di lavoro della sessione, ha annunciato anche i prossimi Stati Generali delle missioni archeologiche che si svolgeranno l’anno prossimo.


Il secondo panel si è aperto con l’introduzione del Capo Ufficio III della DGDP La Rosa, che ha spiegato come sia importante “guardare a nuovi orizzonti, essendo consapevoli dei tempi che corrono e adeguandosi ai nuovi metodi d’arte”. I tempi cambiano e anche i modi di produrre e promuovere l’arte. E così cambia anche il “panorama globale del soft power italiano”, e cambiano anche le “proiezioni e le percezioni di alcuni paesi”. A tal fine “dobbiamo capire come porci di fronte a questa nuova realtà”.

Il tavolo è poi entrato nel dibattito con l’intervento di Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI, che ha sottolineato l’importanza di “tenere vivo il dialogo internazionale”. Secondo lei, infatti, così come secondo Claudio Longhi, Direttore del Piccolo Teatro di Milano, “la politica ha bisogno di cultura”. “Ricerca e sperimentazione del mondo dell’arte guardano all’Italia”, ha spiegato Melandri, ed è importante, per questo, “guardarci ed esserne consapevoli”. A tal ragione, tutti i partecipanti ai tavoli hanno convenuto sulla fondamentale importanza degli scambi internazionali per la promozione dell’Italia. Ossia essere accoglienti per poi farsi accogliere all’estero e promuovere l’arte made in Italy nel migliore dei modi.

Per la sessione conclusiva della due giorni sono intervenuti Pasquale Terracciano, Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale della Farnesina, seguito poi dagli interventi di Di Maio, Franceschini, Marta Ragozzino, Direttrice dei Musei della Campania per il Ministero della Cultura, Rosa Alba Impronta, della Fondazione Made in Cloister, e il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

Terracciano, che ha inaugurato la sessione conclusiva, ha esordito il suo intervento ringraziando particolarmente, nonostante il governo sia arrivato alla fine, Di Maio e Franceschini, ha ribadito anche lui l’importanza “di uscire dalla Farnesina”, così come è assai importante, a suo modo di vedere, il tempismo. Quest’anno ricade infatti il “centenario del primo Istituto Italiano di Cultura, quello di Praga”.


Ma questa, secondo Terracciano, è stata una “conferenza che è servita per aumentare il senso comune e la sintonia tra le istituzioni, gli IIC e gli enti privati”. “Si è parlato di gestione amministrativa e di rafforzamento dell’offerta formativa di lingua e cultura all’estero, e convergiamo sul fatto che tutti vorremmo procedure più snelle. Andremo avanti su questo percorso”. La promozione culturale fa, secondo quanto detto da Terracciano, “passi avanti, perché nell’ultimo periodo abbiamo aumentato le risorse”. In quest’ottica rientra l’assunzione di 100 nuovi addetti culturali nella rete diplomatico-consolare all’estero. Ma oltre a questo, durante l’evento “abbiamo anche approfondito esperienze e discusso di nuove prospettive”. “È solo l’inizio di un dialogo permanente – ha concluso - che vogliamo tenere vivo tra noi e chi vuole promuovere la cultura italiana nel mondo”.


L’Italia è orgogliosa del vostro lavoro” ha detto in apertura il Ministro Di Maio. Un lavoro “che merita di essere conosciuto di più, all’estero e nel nostro paese”. “Nella ricorrenza del centenario dell’IIC di Praga, vogliamo riflettere su quale diplomazia culturale vogliamo per l’Italia. Lo scenario internazionale è complesso. E in questa cornice di competitività internazionale, la diplomazia culturale è un moltiplicatore formidabile di credibilità internazionale. Serve a promuovere l’Italia, ma anche a costruire insieme, nel panorama internazionale, un percorso di dialogo e cooperazione, fatto di rispetto reciproco”. E il “nostro modello culturale può contare su tante sfaccettature”. Tra questi la tutela del nostro patrimonio culturale: “dobbiamo esserne fieri, l’Italia è prima per siti Unesco e siamo punto di riferimento globale. La vastità del nostro patrimonio culturale aumenta l’aspettativa sulla nostra arte”. E la “rete degli IIC è la nostra vetrina e la vogliamo mettere a disposizione dei territori per offrire un palcoscenico internazionale ad artisti affermati e no”. Come cassa di risonanza, per questo patrimonio, Di Maio non si ha voluto dimenticare le nostre comunità all’estero, che possono essere “megafono della cultura italiana”. A questo “fa riferimento anche il Turismo delle Radici”.


Riguardo la promozione della lingua italiana, definita un “pilastro” dell’azione della Farnesina, Di Maio ha spiegato di voler “mettere i giovani al centro di una riflessione sulla nostra lingua che coinvolgerà le scuole italiane all’estero”

Sulla promozione culturale, poi, il Ministro degli Affari Esteri ha rimarcato la “necessità di professionisti”, facendo riferimento al suo rafforzamento con 100 nuovi funzionari che si occuperanno di promozione culturale: “dobbiamo attirare i più brillanti esponenti di queste discipline”. Un vero e proprio “cambio di paradigma”, secondo Di Maio. Un cambio di paradigma fondato sulla consapevolezza che “ogni euro speso sulla cultura non è un costo ma un investimento. Vogliamo alzare l’ambizione. Per mezzo della cultura possiamo continuare ad essere protagonisti nel mondo. Per questo vi auguro di tornare nelle vostre sedi con un messaggio positivo e orgoglioso, perché siete al centro dell’interesse dell’Italia”.

A seguire, è intervenuto il Ministro Franceschini: “sono contento di concludere il mio percorso da Ministro qui con voi, che siete stati per anni l’immagine più bella dell’Italia nel mondo – ha detto -. Investire nella cultura è un grande investimento economico per l’Italia. E questa è una consapevolezza che è maturata ultimamente: con 7 miliardi siamo il paese che ha messo di più in cultura”. Il Ministro della Cultura si è poi soffermato sul concetto di “Diplomazia culturale”: “per molti anni non si è capito che l’Italia nel mondo è riconosciuta come una “superpotenza culturale”. Ma siamo un paese che non riesce ad essere orgoglioso delle cose che funzionano. L’Italia, invece, è riconosciuta per questo: quando vendi o compri un prodotto c’è bellezza, arte, cultura, storia. Un modello di vita che ci renderà sempre più forti. Abbiamo un patrimonio straordinario che dobbiamo utilizzare di più. E dobbiamo aumentare anche il livello di diplomazia culturale, perché nella cultura rimangono spazi aperti di dialogo”.



(aise)

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