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Intervista a Noemi Lavorato, viaggiatrice che lavora ad Edimburgo nel settore alberghiero.

Ciao a tutti! Sono Noemi, nata e cresciuta a Trento. Mi definirei una sognatrice pragmatica, mi piacciono i sogni e gli ideali ma allo stesso tempo ho bisogno di concretezze e azioni. Ho sempre avuto una passione per i paesi di lingua anglofona, sia per quanto riguarda la cultura sia proprio per la lingua. Da piccola tentavo di cantare le mie canzoni preferite senza avere idea delle parole!

Qual è stato il tuo percorso di studi e formativo?

Dopo la maturità linguistica al liceo Da Vinci, mi sono iscritta all’Università di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani a Padova. Sentivo la necessità di uscire dalla dimensione trentina, che iniziava a starmi stretta. Pur avendo degli ottimi ricordi dei miei anni a Padova, dopo la laurea conseguita ormai dieci anni fa, decisi di partire e provare a vivere all’estero. Mi serviva un trampolino di lancio, perciò decisi di tentare la mia fortuna con un programma finanziato dalla Provincia (il progetto Move) che dava la possibilità a giovani laureati di partire per un tirocinio formativo di sei mesi all’estero. Passai le selezioni e partii alla volta di Dublino, dove entrai a far parte della redazione di un giornale multiculturale.

Se dovessi definire la mia formazione, non potrei essere univoca, ma sicuramente il settore della comunicazione è quello che più mi caratterizza. Qualche anno dopo la laurea, e ormai dall’altra parte del mondo, decisi di iscrivermi ad un altro corso di studi (RMIT University a Melbourne) in Film and Media Production. Ma non è finita qui, perchè sono ora alle prese con un Master in Psicologia online tramite l’Università di Newcastle. Di sicuro posso dire di avere un bel po’ di interessi e curiosità!

Da dove deriva la tua passione per il viaggio?

Non saprei dire da dove, penso il mio carattere curioso abbia contribuito, ma una cosa viaggiando l’ho imparata: più viaggio e più mi rendo conto di tutti i posti che ancora non ho visto e di tutte le persone che ancora non ho conosciuto. È quasi una dipendenza, mezzi e tempo permettendo! La dimensione del viaggio può essere vissuta in due modi diversi a parer mio, da turista oppure da viaggiatore. Il turista è colui che lascia organizzare le vacanze all’agenzia di viaggio e non esce dal Club Med per tutta la durata; il viaggiatore invece parte con lo zaino in spalla, e fa il possibile per immergersi nella cultura del posto, non ha paura di provare i piatti tipici o le usanze locali. Ognuno può essere sia l’uno che l’altro a seconda delle situazioni, ma per quanto mi riguarda anche se mai mi dovesse capitare di fare una vacanza extra lusso in un resort a cinque stelle, sarei sempre alla ricerca dell’autenticità del luogo in cui mi trovo.

Cosa ti ha spinta ad uscire dall’Italia per cercare la tua strada all’estero?

Sono state forse una serie di situazioni e di quello che qui in UK chiamano “gut feeling”, intuito e considerazioni varie accumulati negli anni, sommato alla mia curiosità, che come avrete capito non manca. Dalla burocrazia interminabile e decisamente non-user friendly, alle attese snervanti in posta o in banca, dai commenti spiacevoli di passanti in strada, al senso di “non sei abbastanza” quando cerchi il tuo primo lavoro dopo la laurea, dalla cultura e politica maschilista, al generale vecchiume di cui la nostra società sembra essere impregnata, e che almeno dieci anni fa si percepiva tantissimo. Forse ora le cose sono cambiate?

Mi ricordo ancora quel giorno in cui pensai: “non può essere così dappertutto, dovrà esistere un posto dove le cose funzionano come dico io!”.

Quando hai iniziato a viaggiare e dove poi sei stata?

Accennavo al trampolino di lancio che per me è stato l’Irlanda; dopo quell’esperienza di sei mesi ho capito che mi si era aperto un mondo. Dopo una pausa in Italia per le vacanze di Natale, sono tornata in Irlanda e ho fatto qualche mese da au-pair, resistendo però pochi mesi! In quel periodo ho conosciuto un ragazzo trentino, anche lui in Irlanda grazie al progetto Move, che si stava preparando per andare in Australia e mi raccontò di quanto fosse facile avere il visto vacanza-lavoro, il Working Holiday Visa per gli europei sotto i 30 anni. All’epoca avevo 23 anni e decisi che l’Australia mi stava aspettando. Non conoscevo nessuno, avevo solo il nome dell’ostello e un biglietto andata e ritorno. Partii per Melbourne con il minimo indispensabile a ottobre 2013, in tempo per l’estate australiana, con un senso di pace indescrivibile e di stare andando nel posto giusto al momento giusto, nonostante l’ansia per il volo lunghissimo.

Da lì tutto si incastrò come un puzzle – trovai un lavoretto in un ristorante, conobbi un bel po’ di persone fantastiche, tra cui una ragazza di Nago e il suo allora ragazzo, oggi marito, con cui ho viaggiato tra Tasmania, New South Wales, Queensland e Nuova Zelanda. Siamo diventati amici e ci vediamo sempre non appena riesco a tornare in Italia. Uno dei viaggi che non dimenticherò mai è stato quello in solitaria nelle isole Fiji – se mai il paradiso esiste, me lo immagino così! Anche il Giappone è stato un viaggio da cartolina, una cultura talmente distante dalla nostra, così tradizionale e contraddittoria allo stesso tempo.

Ora dove vivi e cosa fai?

Dopo essere rientrata in Italia dall’Australia, dove ho trascorso un totale di quattro anni, ho provato ad adattarmi nuovamente alla realtà trentina, ma purtroppo non ce l’ho fatta. A fine 2018 sono partita alla volta di Edimburgo, in Scozia. Dopo un periodo di un anno di assistenza clienti al telefono per una famosa azienda di videogiochi, ho trovato il mio impiego attuale nel settore alberghiero presso una compagnia canadese/americana che si sta espandendo in Europa. Il mio ruolo è molto dinamico, un ibrido tra una receptionist e controllo qualità, oltre alla generale supervisione del palazzo e dei 30 appartamenti nella New Town di Edimburgo.

Oltre al lavoro stai nuovamente riprendendo lo studio, cosa e dove?

Esatto! Dato che mi piacciono le sfide, ho iniziato quest’anno un master online e part-time in Psicologia presso l’università di Newcastle. Il primo modulo non è dei più semplici con cui iniziare essendo analisi quantitativa di dati, ma spero che una volta completato questo percorso si apriranno nuove porte professionali. Sono interessata in particolar modo all’ambito del counselling, ma devo ancora capire verso che indirizzo. Lo scoprirò strada facendo!

Quali sono i tuoi interessi al di fuori da lavoro e studio? riesci a coltivarli?

Purtroppo quest’anno tra master e lavoro non mi rimane moltissimo tempo libero! Quello che mi manca sono le escursioni il weekend, le camminate in mezzo alla natura. Il lato negativo del lavorare nel settore hotel è il fatto di lavorare nei fine settimana. Quando posso cerco di andare su Arthur’s Seat, la collina ex-vulcano di Edimburgo, a due passi da dove abito. Ho una passione per la fotografia che ultimamente è stata accantonata, ma che dovrei riprendere. Adoro andare a nuotare e cerco di farlo il più possibile nei miei giorni liberi.

Come hai vissuto e dove, il periodo legato all’emergenza coronavirus? Attualmente in Scozia è superato il periodo emergenziale?

Qui in Regno Unito il lockdown è iniziato qualche settimana dopo che in Italia, non siamo mai arrivati a livelli di chiusura tali da impedire alle persone di uscire di casa. Ovviamente lo shock di vedere tutto chiuso e le file per i supermercati con annessi scaffali vuoti li abbiamo avuti anche qui. Per un periodo di due mesi ho vissuto in uno degli appartamenti nel palazzo dove lavoro per evitare di prendere i mezzi pubblici, ma questa è stata una scelta a livello manageriale dell’azienda. In generale il lockdown nel Regno Unito è stato molto meno impositivo che in Italia. C’è stata una forte campagna vaccinale, ma il vaccino non è mai stato imposto come prerequisito per poter lavorare. Il green pass mi è stato chiesto solo per poter accedere ad eventi con più di un certo numero di persone (a teatro). Per poter mangiare fuori o entrare nei locali solitamente si usava, ora non più, quello che loro chiamano “Track and Trace”, ovvero lasciare i propri dati per poter tracciare le persone nell’eventualità di casi positivi, ma l’essere o meno vaccinati non ha mai costituito motivo di dibattito accanito come in Italia, qui sono tutti molto rilassati e si è sempre incoraggiato l’uso dei test rapidi, che sono sempre stati gratuiti. Siamo ora in un periodo di ritorno completo alla normalità, non ci sono più restrizioni, se non la mascherina nei luoghi chiusi qui in Scozia, ma molto presto ci sarà una revisione che probabilmente eliminerà l’obbligo del tutto, come d’altronde è già accaduto in Inghilterra.

Hai in mente di spostarti a breve in un altro luogo?

In realtà, sì! Quest’anno vorrei tentare la fortuna e provare a vivere a Londra. Non penso accadrà prima della fine di settembre, corso e lavoro permettendo! Londra è sempre stata una delle mie città preferite, ma onestamente non avrei mai pensato di viverci. Sto valutando pro e contro, ma so per certo che non mi ci vedo in pianta stabile ad Edimburgo. Mi manca la multiculturalità e il dinamismo, le gallerie d’arte, e un tempo un po’ più clemente. Devo anche dire che dopo essere vissuta a Melbourne, la città più vivibile del mondo, i miei standard si sono elevati molto!

Quando rientri in Italia, per brevi periodi di vacanza, quali sono le sensazioni che maggiormente avverti?

Domanda interessante! Forse chi si trova in una situazione simile alla mia può capire, è veramente un misto di sensazioni – ogni volta che torno è come se facessi un giro sulle montagne russe! Da un lato c’è il senso di familiarità di luoghi e persone, ma dall’altro manca l’appartenenza. In Italia ho la mia famiglia e molti buoni amici, e credo che se veramente si vogliono tenere i rapporti, lo si possa fare anche a chilometri di distanza, ma ovviamente cambiare ed evolvere è inevitabile. L’importante è ritrovarsi da qualche parte a un certo punto. Ho la fortuna di avere una mamma veramente in gamba, che non esita a salire sul primo aereo per venirmi a trovare, è stata per ben due volte in Australia. Devo dire però che l’Italia la vivo benissimo da turista, e ogni volta ne riscopro le bellezze! Da outsider, la percezione è totalmente diversa, e il fatto di essere solo in visita mi fa apprezzare di più le cose belle che abbiamo.

Come vivi e come è vista in Scozia l’attuale guerra in atto tra Russia e Ucraina?

Penso che, come un po’ dappertutto, ci sia dell’incredulità su come questo conflitto sia potuto accadere, specie proprio ora che stavamo iniziando a respirare dopo due anni di preoccupazioni, e restrizioni. Anche qui in UK c’è ovviamente una condanna della guerra e tutti sanno chi è dalla parte del torto. Noto diverse iniziative per raccogliere beni di prima necessità da inviare in Ucraina. Come tutti sono preoccupata e spero che si arrivi presto a una risoluzione, ma sono anche consapevole di quanto la questione ucraina sia ormai diventata parte di quel “media sensationalism”, che piace tanto in Italia. Purtroppo ci sono tanti conflitti, genocidi, e abusi di diritti umani nel mondo che richiederebbero la stessa attenzione.

Vorresti lasciare un messaggio a tutti i trentini e alla Community di MondoTrentino?

A tutti un caro saluto dalla Scozia e a chi ha fatto la mia stessa scelta di vivere all’estero, auguro di sentirsi a casa dovunque siate! (Mondotrentino del 31 marzo 2022 /Inform)

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