“I gemellaggi dei Comuni italiani come volano per lo sviluppo dei territori”, incontro tematico tra Cgie e Anci
MERCOLEDÌ, 17 FEBBRAIO, 2021 IN CGIE – COMITES
CGIE
ROMA – “I gemellaggi dei Comuni italiani come volano per lo sviluppo dei territori”: questo il tema che il Cgie ha discusso con Antonio Ragonesi, capo area cooperazione internazionale dell’ANCI. Ha introdotto i lavori Michele Schiavone, Segretario Generale del Cgie, e ha moderato il dibattito Manfredi Nulli, Presidente della Commissione VI del Cgie.
Nel suo intervento Schiavone ha ricordato l’occasione offerta in passato
dall’interlocuzione con l’ex Ministro dell’Interno Enzo Bianco e altresì già Presidente dello stesso ANCI: in una delle prime interlocuzioni con il CGIE, Bianco espresse il desiderio di avviare un percorso di comune collaborazione per rendere più semplice e fattibili le attività dei gemellaggi. Il discorso è stato incentrato anche su un punto determinante: ossia sul ruolo formale che dovrebbe avere il Cgie in seno alla cooperazione allo sviluppo in un quadro in cui nei decenni è la diaspora italiana nel mondo ad essere divenuta la protagonista. “Quando pensiamo ai gemellaggi – ha spiegato Schiavone – nell’immaginario collettivo pensiamo allo sviluppo, alla crescita e al recupero di attività di città e centri urbani ma spesso le ragioni che spingono a gemellarsi partono da ragioni più profonde: come avvenne in passato quando ciò aiutò a superare le guerre del secolo scorso”. Nelle intenzioni del Segretario Generale del Cgie c’è dunque la volontà di lavorare affinché nei rapporti tra le istituzioni si creino situazioni di collaborazioni che coinvolgano territori e cittadini.
“Diversi milioni di connazionali vivono nel mondo: i gemellaggi sono frutto di incontri e mescolanze con culture diverse da quelle d’origine. Pertanto è forte il nostro impegno per costruire condizioni nuove in ambiti nei quali la collaborazione è essenziale per lo sviluppo e il progresso”
ha aggiunto Schiavone evidenziando come a tutt’oggi mondo degli italiani all’estero, rappresentato dal Cgie, non abbia una formale rappresentatività all’interno del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo. Schiavone ha inoltre sottolineato come ci sia ancora da lavorare per dar voce alla presenza degli italiani nel mondo in taluni ambiti. La domanda che si è posto Schiavone è se ci sia o meno “la convinzione nei nostri governanti che a fronte di questi 6 milioni di residenti all’estero, più gli 80 milioni di italo-discendenti, il nostro possa essere un contributo di eccellenze: il punto interrogativo resta sul riconoscimento di queste nostre comunità”. Per quanto riguarda l’ingresso del CGIE nel CNCS schiavone ha aggiunto: “Noi insistiamo anche con la Commissione VI per rivendicare un ruolo che non è solo di una disponibilità a prescindere ma che deve partire dalla volontà di affermare il senso stesso di soggetti che hanno tanto da offrire al Paese”, ha sottolineato Schiavone. Sulla stessa questione è intervenuto anche Manfredi Nulli, evidenziando come per una possibile partecipazione al CNCS del Cgie nella peggiore delle ipotesi si possa puntare ad avere quantomeno un Consiglio Generale come soggetto partecipante anche se non facente parte dell’organismo. Una soluzione che non sarebbe del tutto soddisfacente. .
Il responsabile ANCI, Antonio Ragonesi, ha ricordato come i gemellaggi abbiano avuto la massima espansione dopo la Seconda guerra mondiale o nel periodo della Guerra fredda, “quindi uno strumento concepito per sviluppare relazioni costruttive con territori distanti ma con affinità per vocazioni culturali, commerciali e per nuovi orizzonti di cittadinanza se non per promuovere incontri tra imprese cercando di superare i confini nazionali”.
Come ha spiegato sempre Ragonesi anche la Ue ha valorizzato molto i gemellaggi come strumenti di coesione interna, continuando a sostenere finanziamenti per programmi come ‘Europa per i cittadini’ che incentiva oltretutto la conoscenza delle istituzioni comunitarie. Anche a livello di Nazioni Unite, da anni, nei gemellaggi sono coinvolte città che usano la promozione di diritti universali per il superamento di conflitti: per esempio nell’area dei Balcani, nel Medioriente oppure nel Sahel. “C’è poi la nuova Agenda internazionale 2030 che ha, con ampia prospettiva, dato rilevanza al concetto di localizzazione dei rapporti internazionali e dei partenariati territoriali al di là dell’iniziale attività di gemellaggio sottoscritto solo dai comuni dei rispettivi Paesi”, ha aggiunto Ragonesi parlando dell’ottica di co-sviluppo attraverso la vocazione imprenditoriale e lo sviluppo alla pari. E’ stato quindi presentato il programma ‘Municipi senza frontiere’ promosso dall’ANCI per la cooperazione territoriale: un programma partecipativo che coinvolge le municipalità italiane e straniere per sviluppi di partenariato. Si è fatta menzione della Legge 125/2014 sulla disciplina generale della cooperazione internazionale allo sviluppo: ciò attraverso canali profit e no profit, il coinvolgimento di aziende dei pubblici servizi e le cosiddette municipalizzate. Un particolare memorandum, ‘Anci-Un Habitat’, ha come focus particolare l’Africa. “L’idea è quella di città sostenibili e di un sostegno ad attività di promozione della pace”, ha sottolineato il responsabile ANCI evidenziando come il tutto sia possibile creando una coerenza tra la Legge 125/2014, il Testo unico degli enti locali, il protocollo d’intesa Maeci e gli obiettivi dell’Agenda 2030. Non sempre infatti sono chiari i rapporti tra la legislazione nazionale e quella europea a cominciare dal tema dei gemellaggi. “In occasione della pandemia sono stati riattivati 200 gemellaggi tra città italiane e tedesche: il 17 settembre 2020 il Presidente Mattarella e l’omologo della Repubblica federale tedesca si sono dati appuntamento per il riconoscimento di questa rete di gemellaggi riattivatasi in un momento particolare, ponendo al centro il sostegno nel momento del bisogno”, ha ricordato Ragonesi sottolineando l’impegno del Quirinale nel finanziare gemellaggi di questa tipologia in assenza di strumenti analoghi a livello di Governo nazionale. Per completezza di informazione, ben 389 sono i gemellaggi in totale con la Germania e ben 18 sono le regioni italiane coinvolte: questo a sottolineare ancora una volta quanto la diaspora italiana nel mondo si sia tradotta nei decenni in azioni concrete di vicinanza con altri popoli.
Giuseppe Stabile Scardaci (consigliere Cgie Spagna-Portogallo) ha chiesto quali siano i criteri che consentono di individuare gli Stati prioritari a livello di inserimento nel progetto ANCI.
“Il mondo degli italiani all’estero dovrebbe essere preso in considerazione, proprio perché è di diaspora che stiamo parlando; se è vero che i connazionali all’estero sono andati a trovare spesso condizioni migliori è però altrettanto vero che bisogna incentivare il ritorno di quanti vorrebbero rientrare in Italia: ancora oggi non abbiamo ottenuto la circolarità che tutti auspichiamo nella mobilità”,
ha spiegato Stabile esprimendo perplessità su come il CGIE possa formalmente mettersi a disposizione dell’ANCI e degli altri attori istituzionali per portare avanti questo progetto e su quale possa essere il ritorno strategico per il nostro Paese. Juan Carlos Paglialunga (consigliere Cgie-Argentina) ha portato all’attenzione la questione della città di Bahia Blanca in Argentina gemellata con la città di Fermo nelle Marche, chiedendo un rinnovato rapporto tra la località marchigiana e quella argentina dove però il gap ostativo per l’ANCI sarebbe di tipo burocratico e normativo, come d’altronde in generale anche per altri casi in assenza di un quadro legislativo coeso e condiviso in ambito internazionale. Ilaria Del Bianco (consigliera Cgie-Unaie) ha sottolineato come il rapporto sia ancora in divenire in fatto di gemellaggi e come le comunità italiane nel mondo abbiano da sempre dato un grande apporto al nostro Paese. “Su 33 Comuni della Lucchesia almeno 4 hanno istituito in passato gemellaggi con città dalla forte presenza di lucchesi nel mondo. Abbiamo però riscontrato in questi anni difficoltà a instaurare patti di collaborazione con i comuni esteri”, ha spiegato Del Bianco chiedendo se ci siano a breve dei passi concreti tra ANCI e Stato per inglobare a tutti gli effetti le comunità estere al fine di garantire questi gemellaggi. Del Bianco ha a sua volta invitato a prendere in considerazione il Cgie “quale motore di propulsione con le altre istituzioni, agevolando così questi gemellaggi”. Ragonesi ha replicato alle sollecitazioni venute dagli stessi consiglieri Cgie evidenziando anche come a suo giudizio sarebbe opportuna la partecipazione di una rappresentanza del Cgie all’interno del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo, un tema già proposto in passato, attraverso l’individuazione delle comunità di italiani attive all’estero, che egli intende riproporre.
Vincenzo Mancuso (consigliere Cgie-Germania) ha invitato a facilitare conoscenza e fattibilità del progetto tra le comunità italiane all’estero chiedendosi però fino a che punto l’ANCI possa intervenire. Luca Tagliaretti (consigliere Cgie-Ncd) ha parlato del gemellaggio come di uno strumento adeguato ma anche di difficoltà legislative e difficoltà nel trovare i fondi e nel coinvolgere le nostre comunità locali. Tony Mazzaro (consigliere Cgie-Germania) ha sottolineato come il gemellaggio possa divenire una cinghia di trasmissione.
“Tuttavia preoccupa che ci sia più attenzione agli affari e al commercio che alla cultura. Si parla solo di vantaggi economico-finanziari e quindi mi chiedo perché il tanto decantato senso di appartenenza alla ‘casa europea’ non venga messo al primo posto. Restiamo inerti o diamo il nostro contributo affinché ci sia questo rinnovato rapporto tra comuni?”,
ha sollevato la questione Mazzaro che vedrebbe di buon occhio per esempio la possibilità di allargare gli orizzonti tra comuni italiani ed esteri sul fronte delle buone prassi quotidiane per la risoluzione di problemi concreti sul territorio. “Un ruolo centrale devono averlo infine i giovani e non solo attraverso progetti come Erasmus: ci sono molti spazi per valorizzare le comunità italiane presenti sui territori all’estero. Parliamo di promozione linguistica e culturale e quindi valorizziamo di più quanto fatto dalle stesse scuole in ambito locale ed è pensabile per esempio uno scambio già in età adolescenziale”, ha sottolineato Mazzaro. Norberto Lombardi (consigliere Cgie-Pd) ha chiesto quanto possa essere fattibile l’iter per un comune italiano, che avesse interesse per una comunità estera, di sottoscrizione di un atto formale o di un accordo direttamente con il Comites che lì opera. Ragonesi ha replicato al quesito di Lombardi sottolineando che l’art. 272 del Testo unico degli enti locali permette ai Comuni di destinare un certo importo del proprio bilancio a programmi di cooperazione allo sviluppo e interventi di solidarietà internazionale: quindi le coperture normative si riferiscono ai soli Comuni affinché individuino con proprie risorse le attività ma “attenzione perché la Corte dei conti dice che queste risorse devono essere relative a una coerente definizione degli interventi in Paesi individuati in ambito ministeriale, quindi con un perimetro di riferimento”, ha precisato Ragonesi. Silvia Alciati (consigliera Cgie-Brasile) ha evidenziato che sarebbe importante reperire informazioni e poter interloquire e interagire maggiormente per far lavorare al meglio l’intero progetto inserendo le nostre comunità e sapendo esattamente quanto le Ambasciate ed i Consolati siano coinvolti. Ragonesi ha replicato spiegando che al momento il progetto consente di agire in un perimetro che riguarda una decina di città italiane e una trentina di città brasiliane. Luigi Billé (consigliere Cgie-UK) ha parlato dei gemellaggi come di un importante veicolo addizionale di sviluppo territoriale soprattutto in contesti come quelli nel Meridione dove tante realtà hanno prodotto negli anni una forte emigrazione. “Uno sviluppo di tipo addizionale offre arte, cultura e rafforzamento del territorio in territori che così attirano turismo”, ha spiegato Billé parlando dell’idea del ‘comprensorio di comuni’ per allargare maggiormente l’offerta in loco. L’esempio fatto è quello della città siciliana di Cianciana, in provincia di Agrigento, che si è gemellata con un comune britannico beneficiando proprio di questo gemellaggio da parte di inglesi e italo-discendenti che si sono sentiti attirati da questa città siciliana. Ragonesi ha concluso ricordando che la prossima Conferenza nazionale per la cooperazione allo sviluppo si terrà ad ottobre a Bari e si auspica che preveda finalmente anche la presenza di una voce di riferimento per gli italiani all’estero. (Simone Sperduto/Inform)
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