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Educare senza Confini: cambiare la percezione degli studenti sul fenomeno migratorio

  • 26 nov 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

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In un’Europa che è pronta a ergere muri per tener fuori i migranti, Sophia Impresa Sociale crea ponti: grazie al sostegno della Fondazione Migrantes, è partita la nuova edizione di Educare senza Confini che ha l’obiettivo di cambiare la percezione degli studenti sul fenomeno migratorio.

Il progetto si svolge nelle scuole di Italia, Senegal e Guinea, dove formatori esperti, che hanno avuto un’esperienza diretta di migrazione, presentano la propria testimonianza e i dati reali sul fenomeno agli studenti.

In Africa però Educare senza Confini ha anche un altro obiettivo: rendere consapevoli dei rischi dell’emigrazione irregolare i ragazzi che hanno intenzione di partire formando anche il corpo insegnanti.

Gli incontri nelle classi cominceranno a gennaio. Prima però gli studenti di quasi 23 (per adesso) istituti di Roma leggeranno il libro “Là non morirai di fame” che racconta la storia di migrazione di Dullal, divenuto socio di Sophia e volto del progetto, o il Dossier Immigrazione.

“Un modo per leggere gli ultimi avvenimenti con altri occhi” commenta Marco Ruopoli, presidente di Sophia. Davanti infatti alla possibilità di una nuova ondata di profughi causata dalla delicata situazione in Afghanistan, dodici paesi europei (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia) hanno chiesto a Bruxelles di finanziare con fondi europei la costruzione di muri alle loro frontiere.

Molti paesi al confine esterno dell’UE hanno poi provveduto autonomamente, ereggendo dei muri per tener fuori i profughi, rendendo la loro situazione ancor più drammatica.

“Una corretta percezione del fenomeno è fondamentale” continua Marco. “Per questo noi, in uno dei due incontri di Educare senza Confini, portiamo agli studenti il nostro Dossier nel quale ci sono i dati aggiornati sull’immigrazione: spesso infatti i giovani, pur avendo gli strumenti, non si informano adeguatamente e si lasciano influenzare. Così finiscono per avere solo una visione parziale e distorta del fenomeno. Anche l’incontro con chi ha vissuto sulla propria pelle la migrazione è importante: sentire le motivazioni che li hanno spinti a lasciare tutto li fa entrare in empatia con loro”.

“La migrazione porta tanti frutti. Se non fossi venuto in Italia, non avrei incontrato Marco e non avremmo dato vita a Sophia. Ai ragazzi serve trasmettere questo messaggio”, sostiene Mor Amar, rifugiato politico della Mauritania e socio fondatore della cooperativa di Roma. (Inform)

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