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Columbus Day/ Delli Carpini: festa che celebra il contributo degli immigrati italiani negli Usa


“Intervengo, ma con “deferenza”, sulla questione di Colombo e sul “vespaio” innescato dalla diffamante dichiarazione di Enrico Zanon, segretario del Pd di New York. Io credo che il “Columbus Day”, una festività nazionale riconosciuta (e legiferata come tale) dal Parlamento americano, rappresenti non una mera celebrazione del grande navigatore genovese (che non mise mai piede in Nord America) ma il contributo degli immigrati italiani negli Stati Uniti. Un popolo, quello nostro, che pur essendo vittima di una diaspora epocale ha avuto sempre il coraggio di rialzarsi e contribuire (come forse nessun altro) alla grandezza e alla prosperità di questo nostro Paese adottivo”. Già consigliere del Cgie e membro del Comitato di Presidenza, giornalista ad America Oggi, Domenico Delli Carpini interviene oggi sul Columbus Day, sia per criticare chi, come Zanon, sostiene che sia una festa che “interessa ormai solo gli immigrati dalle regioni meridionali di alcuni decenni fa”, sia chi pensa sia una celebrazione di un uomo più che di un popolo.

“Io credo che gli atti di vandalismo sulle statue di Colombo, così come le risibili affermazioni di qualche pseudo politico di New York, siano la forma più esasperata di razzismo verso gli italoamericani; un razzismo – annota Delli Carpini – che affonda le sue radici nella nostra storia di emigrati e che, purtroppo, viene accettato quasi con acquiescenza, avendo noi italoamericani smarrito l'identità che ci appartiene e che, purtroppo, non sappiamo difendere più”.

“Mi rincresce dirlo ma le battaglie si fanno con i fatti e non con le parole. E i fatti, fino ad oggi, dimostrano quanto sia “poco” il nostro valore negli Stati Uniti”, sostiene Delli Carpini. “Noi popolo antico oggi siamo calpestati da un riformismo assurdo e da “persone” il cui unico obiettivo è cancellarci perché “figli di Colombo”. La battaglia da fare (pur essendo encomiabile) non è sugli scranni del Parlamento italiano ma nelle stanze del potere di Washington, Camera e Senato, dove risiedono tanti italoamericani “di peso”. Temo tuttavia che questi “nostri” rappresentanti non abbiamo il coraggio di dissentire da una maggioranza che ci calpesta ogni giorno ma senza della quale non esisterebbero. In effetti sono diventati vittime di un sistema che ignora la nostra storia e paladini invisibili delle nostre tradizioni alle quali gridano di appartenere solo quando hanno bisogno del voto”.

“Da navigatori, poeti, esploratori, etc, di questo grande Paese siamo diventati merce di scambio senza un futuro, spogliati della nostra dignità, del nostro orgoglio”, accusa. “Le componenti oltranziste e razziste, di cui alcuni nostri rappresentanti fanno parte, cercano di cancellare le nostre tradizioni, la nostra cultura e soprattutto la nostra storia. Per loro il Columbus Day non è il giorno in cui noi italiani all'estero esprimiamo tutto l'orgoglio di essere figli dell'Italia e di Colombo, ma l'occasione per applaudire la “cancel culture” di cui vanno incredibilmente fieri”.

“Questo loro comportamento – conclude Delli Carpini – non solo previene qualsiasi forma di dialogo, ma sfiora l’irrazionalità e assume i toni del razzismo puro, quello stesso razzismo che abbiamo combattuto per secoli e che continuiamo a combattere convinti di essere degni protagonisti, e non vittime sacrificali, di questo Paese”. (aise)

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