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A “l’Italia con voi”, Eleonora Medda - Cgie e coordinatrice del patronato Inca Belgio

Medda illustra alcuni aspetti della normativa relativa alla cittadinanza italiana e i sofferma in particolare sulla questione relativa al riacquisto della cittadinanza e sull’istituto della doppia cittadinanza


ROMA – A “l’Italia con voi”, la trasmissione di Rai Italia dedicata ai connazionali all’estero, Eleonora Medda, membro del Comitato di presidenza del Cgie e coordinatrice del patronato Inca Belgio, illustra alcuni aspetti della normativa relativa alla cittadinanza italiana, in particolare quelli connessi al suo riacquisto e all’istituto della doppia cittadinanza.

“In passato non era previsto l’istituto della doppia cittadinanza e in alcuni casi era prevista la perdita dello status di cittadino italiano. La normativa italiana vigente oggi è del 1992. Fino ad allora, con alcuni rimaneggiamenti, era in vigore una legge del 1912 che prevedeva la perdita automatica della cittadinanza italiana per coloro che acquistavano volontariamente una cittadinanza straniera. Invece, con la legge n.91 del 1992, il cittadino italiano che acquista un’altra cittadinanza ora conserva quella italiana, salvo che non vi rinunci espressamente e fatti salvi gli accordi internazionali – spiega Medda.

“La legge del 1912, inoltre – aggiunge Medda, – prevedeva la trasmissione della cittadinanza solo attraverso il padre, non riconoscendo dunque la parità tra uomo e donna. Una donna che contraeva un matrimonio con un non italiano automaticamente acquistava la cittadinanza del marito, perdendo quella italiana, e non poteva trasmettere la cittadinanza italiana ai propri figli. Abbiamo dovuto attendere due sentenze della corte costituzionale che, riconoscendo la parità tra uomo e donna, dichiarasse nel 1975 l’incostituzionalità della legge nella parte in cui si prevedeva che la donna acquistasse automaticamente con il matrimonio la cittadinanza del marito; e il 1983 perché dichiarasse l’incostituzionalità della parte che prevedeva che fosse solo il padre a trasmettere la cittadinanza”.

“Per questo, la legge del 1992 ha previsto la fattispecie del riacquisto per coloro che avevano perso la cittadinanza – segnala la coordinatrice di patronato, che ricorda come “il riacquisto si può fare ora automaticamente dopo un anno di residenza in Italia, oppure con domanda: presentando, per i residenti all’estero, presso l’autorità consolare italiana una dichiarazione tesa al riacquisto e stabilendo, entro un anno dalla dichiarazione, la propria residenza in Italia; mediante dichiarazione da parte della cittadina italiana che ha perduto automaticamente la cittadinanza per matrimonio con uno straniero celebrato prima del 1 gennaio 1948 – nel caso il matrimonio sia avvenuto dopo il 1948, il riconoscimento è automatico; prestando effettivo servizio militare nelle forze armate italiane; assumendo, o avendo assunto, un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato anche all’estero”.

“Nella nella legislazione italiana – ricorda Medda – vige ancora forte il principio dello ius sanguinis, ossia quello di una cittadinanza basata sulla discendenza; ma il mondo oggi è cambiato e c’è da porsi la questione di fondo se non sia necessario un ripensamento di questa idea, che appare un po’ anacronistica, circoscritta alla difesa di identità culturali che sono di fatto sempre meno definite. Ci si chiede quindi se non sia il caso di individuare strumenti che consentono ai non cittadini di essere parte attiva del tessuto sociale in cui vivono”.

Medda ricorda che “in Parlamento sono già state depositate numerose proposte di legge relative allo ius soli, che hanno dato vita a lunghissimi dibattiti, e anche una proposta di legge sullo ius culturae a favore del minore straniero che abbia frequentato uno o più cicli scolastici in Italia. Il dibattito sull’estensione dei diritti è necessario, ma se questo possa portare dei cambiamenti a breve è difficile da prevedere – conclude.

Ulteriori informazioni sulla normativa si possono trovare sui siti del Ministero dell’interno, delle rappresentanza diplomatico- consolari e degli uffici di patronato all’estero. (Inform)



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