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La diplomazia nelle sfide dell’era digitale



“Perché la diplomazia è cruciale per vincere le sfide dell’era digitale” è il titolo di un articolo pubblicato da Laura Carpini, Ministro Plenipotenziario e Capo dell’Unità per le politiche e la sicurezza dello spazio cibernetico della Farnesina, su agendadigitale.eu in cui viene approfondito il tema della “cyber diplomacy”, la diplomazia digitale, che pone “nuove sfide ma di certo non manda in pensione ambasciatori e diplomatici”. Anzi. “La diplomazia sembra essere chiamata in soccorso proprio a causa dell’evoluzione della tecnologia e delle sfide che essa pone alla comunità internazionale”.

Di cyber diplomacy – spiega Carpini – si parla sempre più, così come di autonomia tecnologica, di comportamento responsabile degli Stati nel cyberspazio e di convenzioni internazionali sul crimine informatico. Ma cosa si intende quando si afferma che tecnologia e digitalizzazione sono diventati ai nostri giorni tema e obiettivo di politica estera?

La tecnologia e il ricorso ai social hanno modificato i rapporti anche nella rete diplomatica. Nonostante siano aumentati, “di numero e di intensità, i collegamenti diretti e personali tra i leader politici, gli ambasciatori e i diplomatici sono sempre lì a negoziare, mediare e cercare di costruire ponti tra le nazioni e i loro popoli, a redigere rapporti ragionati, obiettivi e svincolati dall’urgenza dell’informazione puntuale che oramai viaggia alla velocità della luce grazie ai media”.

Carpini sottolinea in dettaglio, facendo riferimento a normative e trattati in vigore, i rapporti fra la diplomazia digitale e temi come la sicurezza, i valori della democrazia, la privacy, la difesa e la politica estera. “Si parla di diplomazia digitale – scrive – anche quando ci si riferisce alla diplomazia pubblica che fa ricorso ai social media ed è, questo, un tema destinato a crescere. La Farnesina e le sedi all’estero hanno pagine Facebook, account Twitter e Instagram oltrechè, naturalmente, pagine web istituzionali”. Si tratta di “un’evoluzione” rispetto al passato quando “la diplomazia rifuggiva dai riflettori” ma oggi “vi fa sempre più ricorso anche grazie agli strumenti digitali. Questo non vuol dire che la dimensione più riservata sia scomparsa, giacchè sarebbe la stessa negazione della diplomazia che deve poter condurre negoziati e trattare temi in tutta riservatezza. Ma un nuovo tipo di attività è scaturita dalla progressiva interconnessione delle società a tutti i livelli e fa sì che anche il diplomatico non sia più solamente l’anello di congiunzione tra due Governi ma debba interagire con tutti i segmenti della società”.

Ecco che l’account Twitter di un Ambasciatore e quello di un’Ambasciata diventano strumenti importanti nella promozione del Paese all’estero o per la protezione dei connazionali: “si pensi – osserva Carpini– alla rapidità con cui si veicolano informazioni su calamità naturali, evacuazioni o altro”. Per l’uso di questi social media è necessaria una competenza “non sempre facile da acquisire per una categoria tradizionalmente votata al lavoro lontano dai riflettori, ma d’altro canto è una delle tante sfide di un servizio – quello diplomatico – che, lungi dal temere innovazioni, vi si adatta, se ne nutre e ne trae nuova forza”.

Un’altra sfida è il dibattito sulla disinformazione e sulle fake news. A riguardo, Carpini ritiene che “una democrazia non può e non deve semplicemente spegnere internet o chiudere arbitrariamente gli account dei cittadini o, peggio, attuare sistemi di sorveglianza di massa, ma mentre protegge la propria sicurezza deve difendere i più vulnerabili e tutelare la regolarità dei processi democratici”.

“In conclusione, la creazione dello spazio cibernetico costituisce una sfida e insieme un’opportunità di grande portata, che abbraccia tutti i settori, da quello economico alla sicurezza e alla protezione dei diritti, e coinvolge tutti i Paesi. La diplomazia, come sempre nella storia, costruisce i ponti dove si incontrano opinioni e gli interessi diversi, ed è tanto più necessaria quanto maggiori l’impatto della trasformazione e gli interessi gioco. La protezione dei nostri valori, la sicurezza delle reti e le opportunità di sviluppo che lo spazio cibernetico offre, rientrano certamente in questa categoria”.

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