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“Andar per caffè”: i suggerimenti dell’IIC di Amburgo alla scoperta dei caffè storici italiani


AMBURGO - Dopo i progetti virtuali del 2020, Piccole fughe e Tesori di mare, che hanno invitato alla scoperta di mete nascoste e di borghi pittoreschi e quelli successivi del 2021, Andar per castelli, Piazza Dante e Andar per isole, che hanno riscosso grande successo di pubblico e un notevole numero di interazioni, e infine quello da poco terminato Andar per giardini, che ci ha accompagnato attraverso l’Italia per scoprire alcuni dei giardini storici che da secoli arricchiscono e definiscono il territorio della Penisola, l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo presenta il suo nuovo progetto on line.

Andar per caffè: suggerimenti di viaggio alla scoperta dei caffè storici italiani” racconta un affascinante pezzo di storia italiana: luoghi dal libero accesso e preziosi scrigni di memoria collettiva, i caffè hanno rappresentato cruciali punti di incontro e importanti luoghi di elaborazione culturale per artisti e letterati, oltre che una tappa fondamentale per la definizione della nuova società borghese italiana. Attraverso la loro storia, gli arredi originali, le testimonianze fotografiche e letterarie, i caffè storici restituiscono un osservatorio sulla sfera pubblica del Paese, sulla definizione e sul cambiamento della percezione del tempo libero, sulla storia di imprese familiari e sul difficile tentativo di preservare l’identità storica e culturale. In questi luoghi di ritrovo, punti di riferimento di piccoli paesi o iconici istituzioni di grandi città, è possibile gustare una tazza fumante di caffè, insieme a squisite delizie regionali, immersi in un’atmosfera d’altri tempi.

È iniziato il 31 maggio “Andar per caffè: suggerimenti di viaggio alla scoperta dei caffè storici italiani”, che per tutto il 2022 sarà fruibile attraverso i canali social dell’Istituto e si avvale di una importante galleria di immagini, frutto del coinvolgimento degli enti proprietari, e della piattaforma openstreetmap, per offrire al pubblico una consultazione “geografica” delle tappe (13 in tutto con appuntamento fino alla fine di agosto una volta la settimana): ancora un suggerimento per il prossimo viaggio italiano!

Il progetto e i testi sono stati curati da Anna Vittoria Aiello, studentessa del Corso di laurea Magistrale in Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale presso l‘Università degli studi di Torino, che ha svolto un periodo di tirocinio presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo nell‘ambito della convenzione Maeci-Miur-Crui.

Il primo caffè scoperto in questo nuovo viaggio virtuale è il famoso Caffè Al Bicerin dal 1763 a Torino, in Piemonte. La storia del Caffè Al Bicerin ha inizio appunto nel 1763 quando nella città di Torino, l’acquacedratario Giuseppe Dentis apre la sua piccola bottega nell’edificio di fronte all’ingresso del Santuario della Consolata. Nel 1856, su progetto dell’architetto Carlo Promis, viene edificato l’attuale palazzo e in questa sede il caffè assume l’elegante forma che oggi possiamo apprezzare: le pareti vengono decorate da specchi e fanno la loro comparsa i caratteristici tavolini tondi di marmo bianco, il bancone di legno e marmo e le scaffalature per i vasi dei confetti. In questo ambiente viene svolta l’attività di confetteria e di caffè-cioccolateria. Ma è solo con l’invenzione del bicerin che il locale ottiene un successo clamoroso: la bevanda in questione consiste in una miscela di caffè, cioccolata e crema di latte, servita in piccoli bicchieri senza manico, bicerin appunto. Grazie a questa bevanda, la storia del locale si intreccia saldamente a quella della “Consolà”. La nuova miscela era, infatti, il sostegno ideale per i fedeli che, avendo digiunato per prepararsi alla comunione, cercavano un sostegno energetico appena usciti dalla chiesa. Inoltre, la conduzione femminile del locale e la sua particolare posizione di fronte al Santuario della Consolata, faceva sì che il caffè fosse preferito da un pubblico femminile che in tale ambiente si sentiva protetto e a suo agio. Questa caratteristica diede al locale un’impronta di garbo e delicatezza che ancora oggi si è mantenuta e che si desidera preservare. Dal 1917 al 1971 il locale è stato gestito dalla signora Ida Cavalli, poi dal 1972 al 1977 venne gestito dalla signora Silvia Cavallera. Nel 1983 Maritè Costa ha raccolto l’eredità, portando il locale al livello di notorietà internazionali a cui è oggi conosciuto. Il suo modello di ospitalità e accoglienza hanno fatto sì che diventasse una vera istituzione della città, che le ha conferito il Premio Bogianen 2013. Mancata nel 2015, la gestione prosegue nel solco della tradizione e con la collaborazione delle signore che da anni lavorano al caffè.

Sul canale social Facebook dell’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo si accede ad una galleria di immagini del Caffè.

La seconda tappa del viaggio è la Pasticceria Cova di Milano. Nel 1817, la pasticceria Cova apre le porte proprio a fianco al celebre Teatro alla Scala, nell’elegante centro di Milano. Nato come caffè letterario, Cova si afferma come una delle più importanti realtà storiche dell’epoca, diventando presto il locale preferito di artisti di caratura mondiale, come Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini. Nel 1950, Cova si trasferisce in Via Montenapoleone, cuore del quadrilatero della moda milanese in piena ascesa, dove ha continuato a tramandare la prestigiosa tradizione del savoir-faire italiano. L’architettura di Cova è un omaggio al passato: il design segue codici distintivi con colori forti, fantasie marcate e un’importante opera d’arte centrale: il bancone. Un’installazione sontuosa e caratteristica che rappresenta il cuore dell’esperienza Cova e che invita gli ospiti ad avvicinarsi per sorseggiare il cappuccino mattutino o l’espresso pomeridiano. Situato nel prestigioso cortile neoclassico progettato alla fine del XVIII secolo da Giuseppe Piermarini, il Giardino Cova è un incantevole dehors, configurato come un “cortile nel cortile” ed è il risultato di una trasposizione moderna delle caratteristiche neoclassiche dell’edificio. La pasticceria Cova è, inoltre, custode della sua storica ricetta del panettone fin dagli inizi del XIX secolo, tramandata nel segreto di generazione in generazione. Confezionato con ingredienti raffinati, tra cui farina, lievito, burro, uova e frutta secca, l’iconico dolce è simbolo delle festività, dell’arte della convivialità. Oggi, Cova è un’istituzione che rende onore alla competenza e alla creatività degli artigiani specializzati. È un luogo in cui si ritrova il mondo della moda e degli affari insieme alla clientela cosmopolita, animati dal desiderio di respirare l’atmosfera unica di Cova, autentico baluardo della tradizione italiana.

Le prossime tappe del viaggio alla scoperta dei caffè storici italiani saranno: Caffè Tommaseo a Trieste, Caffè Florian a Venezia, Caffè Pedrocchi a Padova, Café Pasticceria Gamberini a Bologna, Caffe Gilli a Firenze, Caffè Meletti ad Ascoli Piceno, Antico Caffè Greco a Roma, Gran Caffè Gambrinus a Napoli, Caffè Pasticceria Stoppani a Bari, Gran Caffè Renzelli a Cosenza e Caffè Sicilia a Noto.

(aise)

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