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“Altrove. Intellettuali molisani nella diaspora”: un altro mondo nell’emigrazione

ROMA - Scegliere di cambiare vita per avere diverse prospettive per il futuro. E no, non significa (e non è mai significato) “fuggire”. Significa andare altrove per sé stessi e per i propri cari. È un fenomeno contemporaneo, la migrazione, ma anche antico, quasi eterno. Gli italiani lo sanno bene, benissimo, forse meglio di chiunque. Ma è un fenomeno in continuo cambiamento. E riflettere sul passato del fenomeno può essere utile per comprenderne il futuro. Un futuro che comprende anche quello della società italiana. È da questo assunto che è nato il libro “Altrove. Intellettuali molisani nella diaspora”, presentato questo pomeriggio alla Camera dei Deputati dall’autore, Norberto Lombardi, e da Fabio Porta, deputato eletto in Sud America. I due, sono stati accompagnati anche da diversi parlamentari eletti all’estero, tra cui Toni Ricciardi, Christian Di Sanzo e Francesca La Marca; e da due esperti dell’argomento, il professore Sebastiano Martelli e lo storico Gino Massullo. Altrove significava e significa “rischio”. È “il pericolo di una vanificazione”. “Non sempre rappresentava l'opportunità per una diversa esistenza”. Perché, semplicemente, si andava verso “un’altra dimensione”. Ad affermarlo è stato proprio Norberto Lombardi per spiegare l’essenza delle 20 interviste, effettuate in circostanze, ambienti e tempi diversi, che compongono il volume edito da Cosmo Iannone Editore. Si tratta di 20 personalità diverse, tutte originarie del Molise che, attraverso letteratura, arte, saggistica, impegno sociale e civile, hanno lasciato un segno riconoscibile nei Paesi dove hanno deciso di costruire il proprio futuro. 20 storie di intellettuali molisani, insomma. E dal libro emerge come ogni percorso di vita e di pensiero abbia una sua valenza e una sua bellezza. Sono molto diversi tra loro, i 20 racconti, sia per le differenti narrazioni, che per le differenti idee e i diversi rapporti con le proprie origini. E poi c’è la diversità del tempo. È, infatti, un libro che vuole affrontare il tema dell’emigrazione da un punto di vista intergenerazionale. E che vuole anche affrontare la tematica del fenomeno migratorio a tutto tondo. Spiega Lombardi: “in queste lunghe chiacchiere che ha fatto in giro per il mondo, non ce n’è una che abbia inteso il posto di insediamento come un rischio, come qualcosa che possa indurre a recedere, a fare passi indietro. L’altrove è stata una scelta. Anche chi è nato all’estero ha accettato questa condizione di partenza come una sfida per la propria esistenza e per il proprio miglioramento”. Per questo, secondo Lombardi, “c’è veramente un altro mondo nell’emigrazione”. E questo “deve farci riflettere sui valori e sulle qualità di queste persone, riguardo a tutte le persone che l’Italia ha nel mondo e sulla possibilità di contribuire a un dialogo interculturale e ad una operazione transculturale che può operare nelle realtà dove sono per condizionare la mentalità e le idee di vita e di cultura con punti di sensibilità e di identità che sono nostri”. E parlando direttamente ai rappresentanti politici presenti nell’auditorio, ha proposto: “dobbiamo liberarci dall’ossessione del “ritorno”. Il ritorno degli italiani all’estero non può essere l’unica prospettiva. Prima di questo dobbiamo conoscere e capire dove sono, come sono e non limitarci a una mappatura generica”. Per questo, Lombardi parla esplicitamente di “interculturalismo”. Ossia un “meticciato continuo” che riesce a mantenere la propria identità all’interno di altre identità, con continui scambi. “C’è da imparare”. E infatti, a suo modo di vedere, può e deve essere un tema caro all’Italia e alla transizione che ha vissuto e sta ancora vivendo, da Paese di emigrazione a Paese (anche) di immigrazione. Prima di lui, hanno preso parola Fabio Porta, che presentando il libro ha definito Lombardi “uno dei massimi conoscitori della materia dell’emigrazione”. Il libro, secondo l’Onorevole, affronta diversi temi, dall’economia all’identità, dalla storia alla cultura, dall’enogastronomia alla scienza passando per la storia vissuta. E soprattutto ha “ritrovato i motivi ispiratori di una nostra proposta di legge (che adegueremo ai tempi) che riguarda l’insegnamento multidisciplinare dell’emigrazione nelle scuole, alla quale siamo molto legati”. Durante la presentazione, sono anche intervenuti gli altri eletti all’estero: prima con la Senatrice La Marca, che ha salutato con gioia il nuovo lavoro di Norberto Lombardi; poi con il deputato Toni Ricciardi, che si è complimentato con l’autore per la “grande e significativa operazione sul tema dell’emigrazione”. “Norberto compie uno sforzo in questo volume – ha aggiunto l’On. dem -: descrive l'impatto di 20 personalità che hanno segnato la storia dei Paesi ai quali sono andati. Ma segna anche un eterno richiamo alle radici, specie per il richiamo al territorio. Se si pensa ai territori del margine, le radici creano consapevolezza”; infine, per l’eletto in Centro e Nord America Christian Di Sanzo, le “venti storie di emigrazione raccontano dell’animo di chi è emigrato. Ci fanno capire la sofferenza, lo spirito e l'approccio che ci rende vicino agli eventi odierni” ha spiegato riferendosi all’immigrazione. “È stato un grande sforzo questo libro”, soprattutto per “raccontare l’emigrazione da una prospettiva umana, per far conoscere agli italiani questa storia. Ed è fondamentale ribadire l'importanza dei territori, come quello molisano”. Per concludere, hanno preso parola il professore di lingua e letterature moderne dell’Università di Salerno, Sebastiano Martelli, e lo storico Gino Massullo. “Questo libro è utile per il collegamento tra immigrazione ed emigrazione e tra vecchia e nuova emigrazione”, ha spiegato il professor Martelli, secondo il quale il background di Lombardi, da decenni impegnato a favore degli italiani all’estero, è ben presente nella sua nuova pubblicazione, specie perché l’autore riesce a “mettere insieme pratica e teoria”. Altro aspetto non secondario del libro di Lombardi, secondo il professore, è che questo riesce a sottolineare in modo netto come “l’emigrazione sia un campo pieno di luoghi comuni dove spesso i paradigmi teorici nascondono aspetti sociali e culturali”. Per questo è importante che gli intervistati siano stati “intervistati di qualità”. Questo punto è il “filo rosso di cui bisogna tener conto perché ci muoviamo in un certo livello”. Così come un altro filo rosso è rappresentato dalla provenienza degli intervistati, che “non limita il valore perché consente di intersecare gli aspetti più specifici del mondo di partenza e di arrivo. Non si tratta di piantare bandierine, ma di un confronto per far emergere una cultura aperta e critica che possa favorire la formazione di un campo di forza in positiva relazione fra loro”. D’accordo anche lo storico Massullo, secondo il quale “il nucleo centrale del libro parla di identità sociale”. “È un racconto diacronico, che attraversa generazioni, che mostra bene come questa identità sia notevolmente mutata nel tempo in relazione ai cambiamenti dell'emigrazione”. L’Italia non è solo in Italia, dunque. L’Italia non è solo nello Stivale ma è anche all’estero. Ed è attraverso questa Italia che, studiando il fenomeno migratorio, si possono trovare soluzioni per il futuro di chi decide di partire e di avere nuove e/o diverse prospettive di vita.

(aise)

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