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Alla Farnesina la presentazione del “Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia”


Lo studio offre spunti e linee guida ai responsabili della programmazione turistica dei territori, alle imprese e agli operatori


Presentato alla Farnesina il volume “Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia”: uno studio condotto dall’Università di Calabria, dall’Università di Mar del Plata e dall’Università di Torino, realizzato con il contributo del Ministero degli Affari Esteri. Lo studio mira a fornire concrete linee guida ai responsabili della programmazione turistica dei territori, oltre che a imprese e operatori. Il volume è inoltre di grande interesse per le associazioni di italiani nel mondo, così come per gli stessi emigrati e loro discendenti. L’iniziativa si inserisce nella politica di promozione del Turismo delle Radici, che la Farnesina attraverso la Dgit ha avviato sin dal 2018, con la prima convocazione del Tavolo tecnico del Turismo delle radici.

Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli italiani all’estero della Farnesina, ha introdotto la conferenza riallacciando la trama di quanto compiuto dalla Dgit in questi ultimi anni nel campo della progettazione strutturata di questo fenomeno turistico. “Seguiamo da tempo questo progetto del turismo di ritorno, iniziato già nel 2018 con l’avvio del primo tavolo tecnico cui hanno partecipato diversi attori impegnati nel settore. Numerose sono state finora le iniziative svolte: come la pubblicazione della ‘Guida alle radici italiane’ che in due edizioni ha toccato otto regioni italiane”, ha spiegato Vignali menzionando il lavoro editoriale realizzato dal Maeci insieme all’Associazione Raíz Italiana. Un altro progetto evocato da Vignali è quello relativo alla ricerca ‘Scoprirsi italiani’ realizzato con l’Associazione Assud per ricostruire l’identikit del turista delle radici. “L’idea è quella della progettazione dell’offerta turistica in linea con le ambizioni che ci proponiamo: ossia come parte del sostegno e dello sviluppo al Sistema Paese. E’ importante a tal proposito che il turismo delle radici sia stato incluso nel PNRR attraverso uno specifico stanziamento gestito dalla Farnesina per promuovere questo turismo presso le nostre collettività”, ha aggiunto Vignali ricordando inoltre che l’Università della Calabria quest’anno ha aperto i battenti alla prima edizione del master in organizzazione dei viaggi delle radici. “Nel libro che racchiude questo rapporto c’è un’indagine dettagliata sulla tipologia del turista delle radici: si tratta di un’indagine geografica svolta tra Calabria, Puglia e Argentina”, ha sottolineato Vignali evidenziando inoltre come nel testo ci sia anche una comparazione con altre esperienze nazionali riguardo il turismo delle radici, come quelle compiute da Paesi come Irlanda e Scozia nei confronti delle proprie comunità emigrate. “E’ un libro interessante con testimonianze dirette e un’analisi linguistica dei dialetti in uso: un contributo per chi vuole lanciarsi alla scoperta di questo turismo”, ha concluso Vignali.

Il Sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ha parlato del turismo delle radici come di un volano importante per il turismo italiano. “Come tutti gli investimenti però anche qui servono dati e non solo intuizioni, con preziose ricerche come questa da offrire a soggetti pubblici e privati. Parliamo spesso della nuova mobilità e siamo assistendo in Europa a una stagione di nuova mobilità. Abbiamo 6 milioni di residenti Aire e circa 80 milioni di italo-discendenti”, ha rilevato Della Vedova ritenendo interessante che il rapporto abbia incentrato l’indagine in Argentina, che è sempre stata una delle mete preferite dagli emigrati. “Con oltre 1 milione di italiani l’Argentina è oggi il Paese con la più grande collettività italiana nel mondo. Ormai parliamo di seconde e terze generazioni e quindi il ritorno va accompagnato con progetti che sappiano rinforzare il legame affettivo. I viaggi di ritorno vanno oltre lo stereotipo della grande meta turistica: essi infatti offrono una ricchezza diversa a persone che dedicano parte del loro tempo per ritrovare radici e identità in luoghi che non sono quelli del turismo tradizionale”, ha aggiunto Della Vedova sottolineando come le mete siano di solito terre di provincia e piccoli borghi. “E’ importante conoscere il fenomeno migratorio nella sua dimensione attuale e nella sua evoluzione; questo turismo può generare ritorni economici e può contribuire a diversificare l’offerta turistica. E’ però necessario essere in grado di semplificare il percorso a questi turisti, a partire dalle nostre sedi diplomatiche”, ha concluso il Sottosegretario.

Durante l’incontro in un video emozionale è stata mostrata la testimonianza di una terza generazione che vive in Sudamerica: Ariadna Cabello i cui nonni sono partiti da un piccolo borgo in provincia di Cosenza. Il sogno della connazionale si realizza grazie ad un corso di cultura calabrese portata avanti dall’Università della Calabria in collaborazione con la Regione Calabria. Tramite i social Ariadna ha preso contatti con un cugino della madre e la gente del posto l’ha poi aiutata a trovare la casa della zia. Scoprire la chiesa dove andava la nonna, ritrovare la macchina per cucire della nonna: la giornata più emozionante del suo viaggio in Calabria.

Dal canto suo Sonia Ferrari (Professoressa dell’Università della Calabria) ha spiegato che lo studio sul turismo di ritorno è stato condotto attraverso un approccio di marketing territoriale per conoscere meglio questo segmento e sensibilizzare così le varie categorie di stakeholders. Un altro aspetto portato all’attenzione del pubblico è quello della sostenibilità socio-culturale di questa forma di turismo. “Come metodologia abbiamo adottato un approccio misto con indagini quantitative e qualitative con interviste fatte in profondità oltre ai questionari”, ha spiegato Ferrari evidenziando che l’indagine è stata svolta presso i Comuni calabresi e pugliesi: quindi ci sono stati ‘case studies’, analisi web ed ascolto della rete. Tra gli aspetti analizzati ci sono l’interazione con il turismo delle seconde case e la visita a parenti ed amici; quindi anche i movimenti generati dalle nuove migrazioni, dall’emigrazione intellettuale e dal cosiddetto ‘edu-tourism’ ossia quello tipico di chi si sposta per studiare; non manca poi il ‘wedding tourism’. E’ stato anche studiato un archivio sonoro dei dialetti. Varie sono le aree di intervento: pianificazione nazionale e regionale coerente, offerta mirata, coinvolgimento stakeholders e creazione reti, comunicazione mirata. “Obiettivo: promuovere e consolidare i rapporti con le comunità di italiani all’estero”, ha precisato Ferrari. Tiziana Nicotera (Professoressa dell’Università della Calabria) ha ampliato il discorso sull’indagine quantitativa condotta sui Comuni calabresi e pugliesi per capire meglio il ruolo degli enti locali, cioè capire per esempio con quali iniziative si opera ad oggi nei Comuni e quale grado di consapevolezza ci sia già tra gli amministratori locali sul turismo delle radici e sull’offerta di servizi per questo target. “Un terzo dei Comuni più piccoli ha oltre il 50% degli arrivi turistici riconducibile al turismo di ritorno”, ha spiegato Nicotera evidenziando che la Calabria in particolare ha una consapevolezza in generale maggiore sul turismo delle radici ma a volte ancora stenta a coglierne pienamente le potenzialità. Contatti diretti, social media e canali ufficiali del Comune sono ad oggi gli strumenti utilizzati per mantenere i rapporti con le comunità all’estero: alcuni hanno istituito delle consulte e delle attività specifiche di accoglienza. Lo studio si è focalizzato su 9 Comuni sparsi tra Sicilia, Calabria, Puglia e Toscana: piccoli centri che hanno manifestato un certo interesse perché ricadenti in zone dal forte spopolamento. Ana María Biasone (Professoressa dell’Università di Mar del Plata) ha presentato una raccolta di immagini e foto di vari eventi tra Buenos Aires e Mar del Plata dedicati alle collettività italiane. Tecnicamente la ricerca è stata condotta con l’invio di un questionario online per far conoscere la ricerca e per coinvolgere un crescente numero di soggetti, grazie anche agli aiuti delle autorità e delle istituzioni italiane presenti nel territorio. Tra gli obiettivi dello studio ci sono l’analisi della sostenibilità di questo turismo e l’analisi degli effetti post pandemia. “Quasi tutti gli intervistati affermato di avere un forte legame con l’Italia ed esserci già stati almeno una volta recandosi nel paese d’origine. Tra le motivazioni spiccano il voler conoscere i luoghi in cui hanno vissuto gli antenati, approfondire la storia familiare o migliorare la lingua. Appare rilevante anche il viaggio per ottenere la cittadinanza italiana. E’ emersa quasi sempre una buona accoglienza che ha fatto sentire come a casa questi turisti”, ha spiegato Biasone. Anna Lo Presti (Ricercatrice dell’Università di Torino) ha presentato la ricerca condotta sull’Argentina chiedendo agli intervistati che tipo di legame avessero con l’Italia, quali fossero le motivazioni per aver già fatto o non fatto un viaggio delle radici. “Sono stati archiviati 1545 questionari su un campione più ampio ma sono stati tenuti solo i questionari giunti completi e ritenuti quindi qualitativamente più rilevanti. Il questionario online è stato proposto in italiano, spagnolo e inglese: abbiamo avuto risposte un po’ da tutto il mondo ma poi abbiamo preso in considerazione solo quelle più rappresentative”, ha spiegato Lo Presti. Sottolineando il dettaglio del considerare come ‘prima generazione’ chi è nato in Italia e si è trasferito all’estero da maggiorenne; chi si è trasferito da minorenne è invece considerato di fatto già ‘seconda generazione’. Le domande riguardano quale intensità di legame essi abbiano con Italia. “Nella prima generazione un 10% di italiani, sposati con italiani, si sentono poco legati all’Italia. Un altro fattore da misurare è l’uso della lingua o del dialetto: nelle prime generazioni c’è ancora molto regionalismo”, ha aggiunto Lo Presti che infine ha rimarcato la necessità di capire quanto le ricerche sulla famiglia siano fatte per un reale interesse storico o solo per ragioni amministrative.

“Abbiamo capito – ha rilevato il Direttore Generale Vignali chiudendo l’incontro – che il tema del turismo delle radici è un concetto ancora poco definito e non ancora molto diffuso. Vi sono però grandi potenzialità perché il grado di soddisfazione di chi compie un viaggio delle radici è enorme. Tra l’altro questo potenziale è diretto soprattutto alle nuove generazioni che sono quelle che più hanno desiderio di sperimentare il viaggio delle radici e più investono in questo prodotto. Io credo dunque – ha concluso Vignali – che questo rapporto costituirà una vera e proprio pietra miliare nell’analisi del turismo delle radici”. (Inform)

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