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SBS Italian/ Western Australia: come ha reagito la comunità italiana al prolungamento della chiusura


“Il Western Australia avrebbe dovuto riaprire i propri confini dal 5 febbraio. Lo scorso 20 gennaio è stata invece annunciata un'estensione dell'hard border o "confine rigido". L'ingresso nello stato dal resto dell'Australia e dall'estero sarà ancora soggetto a severe restrizioni”. Come sia stata accolta la notizia dai connazionali residenti a Perth e nello Stato australiano lo racconta un articolo a firma di Elisabetta Merati, Carlo Oreglia e Massimiliano Gugole, pubblicato oggi dal portale di SBS Italian, lo Special Broadcasting Service che diffonde notizie in lingua italiana in tutto il Paese.

“I confini, che avrebbero dovuto essere riaperti dal 5 febbraio, resteranno invece chiusi. L'opinione degli italiani residenti in Western Australia è divisa tra chi si sente protetto dalla politica statale e chi invece si sente in trappola.

Il premier del Western Australia, Mark McGowan, ha annunciato nuove indicazioni che riguardano gli studenti internazionali, dando loro un ultimatum per il rientro nello stato, che dovrà verificarsi entro le 11:59pm di venerdì.

La notizia, che molti hanno giudicato destabilizzante, è arrivata dopo che a fine gennaio il premier aveva rinviato l’apertura dei confini a data da destinarsi.

Come sta reagendo dunque la comunità italiana che vive in WA a questi repentini cambi di scena?

Stefano Tempesta, informatico che si occupa di sviluppo di software, con il WA ha un legame lavorativo. Intervistato ai microfoni di SBS Italian, si dice stanco della situazione e si augura che l'isolamento finisca presto.

Diametralmente opposta invece l’opinione di Francesca Costanza, proprietaria di un ristorante a Perth, che vede come un grosso vantaggio la politica protezionista del premier McGowan. “Siamo protetti e felici, l'economia funziona, mentre in altre città australiane le cose non vanno così bene“, spiega Costanza.

Maria Rosaria Francomacaro da circa un anno ha accettato un ruolo d’insegnante di italiano presso l’Università del WA. Giudica duramente le decisioni del governo statale, che a suo parere non ha saputo reagire all'emergenza. “Un governo che a più di due anni dall'emergere del problema non ha ancora trovato una soluzione alternativa alla chiusura non solo non ha vinto questa battaglia, ma per me non è nemmeno mai sceso in campo”, commenta Francomacaro.

Massimo Amuso, che vive da quattro anni a Perth dove si occupa di macchinari per miniera, si ritiene molto fortunato di poter vivere e lavorare in uno Stato dove per i due anni passati non ci sono state restrizioni interne.

“Mi sento in trappola”, commenta invece Giulio Paparesta; un'impressione condivisa anche da una mamma italiana, Giuliana (nome immaginario), che da anni vive in WA con il marito e il figlio e si dichiara ormai esausta a causa delle promesse non mantenute. “I cittadini hanno fatto quello che è stato chiesto di fare, vaccinandosi, ora spetta al premier mantenere la parola data”, dichiara esasperata.

Le regole che permettono l'accesso nel WA cambieranno in parte dal 5 febbraio, in particolare l'elenco delle possibili motivazioni per ottenere esenzioni includerà i residenti del WA con legami recenti o legami familiari diretti in WA, quelli che tornano per motivi compassionevoli, come funerali e cure palliative, e per cure mediche urgenti o essenziali. Tuttavia rimane ancora indefinita la data in cui verranno riaperti i confini dello Stato”.


(aise)

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