CITTÀ DEL MESSICO - Un flusso di energia. Un’energia generata da pennelli e penne che fanno sprofondare in una sorta di trance in cui lo spazio e il tempo sembrano svanire. Un inno alla vita, alla trasformazione. Questa è “Autunni”, la mostra di Domenico Zindato che verrà inaugurata domani, 9 luglio, alle 12.30, all’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico. Resterà aperta fino al 30 luglio. Passato, presente e sogno. Tre parole, tre concetti che si fondono per creare micromondi bidimensionali, delimitati dalla superficie del supporto pittorico (foglie degli alberi, tela, carta). I dettagli delle sue vibranti composizioni sembrano animarsi negli occhi degli astanti, dando la sensazione che potrebbero espandersi all'infinito. In questi micromondi (che l'artista chiama "paesaggi mentali") si susseguono più sequenze contemporaneamente, che a volte si confondono o si perdono in un intreccio labirintico di linee e dettagli che ci costringe a cambiare punto di vista. Visti da lontano, i suoi dipinti sembrano composizioni astratte. Da vicino si possono riconoscere occhi, mani, teste, serpenti, foglie, uccelli e altri motivi ricorrenti che fanno parte di un vocabolario di immagini e simboli che si ricombinano tra diverse opere. Autunni contrappone due insiemi di opere di diverse scale: nella prima, nella sala espositiva, si possono vedere una collezione di foglie (soprattutto Bauhinia variegata) che l'artista ha raccolto nel giardino del suo studio a Cuernavaca e accuratamente dipinto. Queste opere sono avvolte in un'installazione immersiva, che ricorda una foresta autunnale. Sono un inno alla vita, alla trasformazione e alla ciclicità. Nella seconda, nel giardino interno, si trovano invece una collezione di tappeti in lana tessuti a mano. Uno dei primi pezzi che l'artista ha prodotto in Messico appartiene a questa serie, ed è la prima volta che li espone insieme. Ogni tappeto riprende e amplifica alcuni dettagli dei disegni dell'artista, come se lo vedessimo attraverso una lente d'ingrandimento, immergendoci in un paesaggio mentale. La fragranza per l'installazione è stata creata da Izaskun Díaz (Città del Messico) ei tappeti sono stati tessuti dal laboratorio di José Mendoza (Teotitlán del Valle, Oaxaca). L’autore Domenico Zindato è nato nel 1966 a Reggio Calabria. Ha studiato lettere, teatro e cinema all'Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1988 ha vissuto a Berlino, dove è stato protagonista della scena notturna post-punk, fino a quando si è trasferito a Città del Messico nel 1996. Dal 2006 Zindato vive e lavora a Cuernavaca. Il suo lavoro è esposto a livello internazionale dal 1990 e fa parte di importanti collezioni private e pubbliche come l'American Folk Art Museum di New York, la Collection de l'Art Brut di Losanna, la Menil Collection di Houston, il Philadelphia Museum of Art, il Milwaukee Art Museum e la Whitworth Gallery di Manchester.
(aise)
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